Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. New York Stories – José Muñoz e Jerome Charyn

New York Stories – José Muñoz e Jerome Charyn

by Gianluigi Bodi
New York Storie

Sono abbastanza abituato alla qualità utilizzata da Oblomov per produrre i graphic novel che pubblicano, sia nei formati più piccoli e in quelli più grandi e cartonati come quello di cui sto per parlare. La solidità della rilegatura e la giusta porosità della carta danno un’esperienza di lettura impagabile, non c’è che dire. Ovviamente “costruire” un buon libro non è sufficiente. Se il contenuto è pessimo non c’è materiale, non c’è professionalità che possa salvarti da una lettura terribile. Ora, io di preciso non so se le opere da pubblicare le scelga direttamente Igort a gusto personale o se c’è una votazione interna, so solo che tutto quello che ho letto fino ad ora uscito da Oblomov mi è piaciuto molto, anche le cose che a prima vista sembravano lontane anni luce dai miei gusti. Eppure quando c’è la qualità dell’opera ti ci avvicini anche senza rendertene conto.

Il presente volume raccoglie due storie autoconclusive dal titolo “Panna Maria” (Santa Maria in polacco) e “Il morso del serpente” e si intitola “New York Stories“. Come già il titolo lascia intendere entrambe le storie nascono dal terreno fertile di New York, ma mentre una, “Panna Maria” è ambientata totalmente in suolo americano, la seconda “Il morso del serpente” si svolge anche in Cile.
Le due storie hanno a che fare con il sottobosco degli immigrati newyorkesi. “Panna Maria” racconta le vicissitudini di un uomo che in pratica è il factotum di una casa di prostitute. Il suo ruolo però è anche un altro. Il suo compito è quello di andare ad Ellis Island dove attraccano le navi in arrivo dall’Europa e cariche di immigrati e selezionare le ragazze polacche migliori per farle lavorare, appunto, come prostitute. Il protagonista è il galoppino di un importante esponente del partito democratico e tutto fila liscio fino a che non si innamora di un’infermiera che è la figlia del più grande esponente del partito repubblicano. Una specie di Giulietta e Romeo in salsa gangster.
“Il morso del serpente” invece racconta la storia di una poliziotta dedita al culturismo che si rende conto di non sapere poi molto del fratello. Dovrebbe essere a scuola ad insegnare ai ragazzi e invece pare che si sia immischiato in un traffico di droga proveniente dal Cile e che sia stato rapito in cambio del salvataggio di un ragazzino. Decide quindi di intraprendere un’azione solitaria per andare a recuperare il fratello scoprendo così che la realtà dei fatti è diversa da come l’aveva immaginata e che è impossibile tagliare la testa al serpente.

Queste sono le trame delle due storie raccolte in “New York Stories”, ma veniamo al resto. Il disegno è quello ormai riconoscibile di José Muñoz, le tavole sprofondano in un nero che riempie quasi tutta la pagina ed è di per sé una dichiarazione di poetica. Infatti le vite raccontate in queste due storie sono vite difficili, vite che hanno superato il limite imposto dalla legalità, anche quando, come ne “Il morso del serpente” la protagonista dovrebbe far rispettare la legge. In realtà, oltre a dover affrontare i criminali per recuperare il fratello, lei si trova a far rispettare l’ordine, che è una cosa diversa del far rispettare la legge. Per mantenere l’ordine a volte bisogna chiudere un occhio. Queste tavole scure, cupe, restituiscono perfettamente la difficoltà della vita, i personaggi hanno lineamenti cangianti, non sembrano mai gli stessi, come se il trascorrere del tempo imponesse su di loro un pesante fardello di devastazione fisica.

La narrazione è invece di Jerome Charyn, maestro indiscusso del genere poliziesco, che ama raccontare gli ultimi, ama raccontare le persone messe di fronte a difficoltà insormontabili e forse, alla fine, ci lascia giusto un briciolo di speranza.

Traduzione di FIORELLA DI CARLANTONIO ED ELENA FATTORETTO.

L’accoppiata José Muñoz Jerome Charyn è senza ombra di dubbi perfetta, entrambi gli artisti sembrano avere lo stesso sguardo e in quest’opera, parole e immagini vanno di pari passo.
Questo graphic novel non potrà che soddisfare i cultori del genere.

José Muñoz è uno dei più importanti e talentuosi fumettisti di sempre. Dall’Argentina, dove aveva studiato sotto la guida di grandi maestri come Alberto Breccia e Hugo Pratt, si trasferì negli anni Settanta in Inghilterra, poi in Spagna e in Italia. Il suo stile, fortemente stilizzato ma dall’ambientazione realistica, ha avuto una grande influenza sulle generazioni successive di disegnatori. Le “historietas” per Muñoz dovevano essere un contenitore di riflessioni politiche e filosofiche e trovò in Carlos Sampayo un amico e collega. Da questo celebre sodalizio artistico sono nati capolavori destinati a fare la storia della nona arte, contraddistinti da una tipica atmosfera poliziesca e noir, da un bianco e nero netto e dai riferimenti al mondo musicale, soprattutto jazz.

Jerome Charyn, prolifico romanziere americano, amante della letteratura a fumetti, scrittore dal taglio personalissimo, ha costruito architetture narrative modernissime e inimitabili con alcuni dei talenti massimi del fumetto odierno, da Muñoz a Loustal, allo stesso Boucq, il cui sodalizio ha prodotto per ora 4 volumi memorabili tutti di prossima pubblicazione per il marchio Oblomov.
Sono storie articolate come vere e proprie saghe, in cui i personaggi sono seguiti da un passato spesso dolente che in qualche modo riverbera nel futuro che si troveranno a vivere. Narratore amato e pluripremiato è stato insignito di numerose onorificenze tra le quali Commandeur des Arts et des Lettres (French Minister of Culture, 2002).

Commenti a questo post

Articoli simili

Leave a Comment