Megan Mayhew Bergman – Paradisi minori

by Gianluigi Bodi
Megan Mayhew Bergman

Ho chiuso il libro. Ho appena finito di leggerlo. Ci saranno venticinque gradi in casa. Il clima ideale per quel che mi riguarda. Mi rigiro il libro tra le mani. Il verde smeraldo della copertina mi ha attirato fin dall’inizio. Quando ero ragazzino ero convinto che la donna della mia vita si sarebbe presentata con un vestito verde smeraldo. E’ arriva con un vestito viola, ma è lo stesso, l’importante è che sia arrivata. Fisso l’immagine che NN ha scelto per questo libro e cerco di interpretarla. Un delicato colibrì, piccolo ma già perfettamente compiuto nella sua perfezione. Dei fiori che sembrano esplodere di vita. Un cielo nero, qualcosa che potrebbe essere sole o luna e che se ne sta sbiadita in un angolo. C’è molto di “Paradisi minori” in questa immagine.

“Paradisi minori” di Megan Mayhew Bergman è una raccolta di racconti davvero molto bella. Di tutti i racconti presenti non ce n’è uno che non mi sia piaciuto e che non mi abbia fatto riflettere sulla condizione umana della solitudine. Come è ovvio alcuni più di altri hanno agito a livello emotivo e sono andati più in profondità, ma il livello generale della raccolta è molto alto.
La Mayhew Bergman ha la capacità di creare un racconto perfetto con una gestione del tempo che produce continui flashback. Dei salti temporali nel passato che contribuiscono a dare profondità alla vita dei personaggi e permettono a noi lettori di comprendere meglio il presente dei personaggi stessi. Nel primo racconto, i flashback mettono in scena l’infanzia e l’adolescenza della protagonista principale. Il distacco dalla famiglia e poi, qualche anno dopo, la morte del padre e la crescita progressiva del cratere tra lei e la madre. Il presente invece porta i ricordi e riesuma dal passato il pappagallo della madre con tutte le implicazioni che ne seguono. Verso la fine del racconto verrebbe da gridare: parla, cazzo, parla pennuto maledetto!

Ho citato il primo racconto come esempio di un modo di scrivere e di costruire la storia che trovo molto affine ai miei gusti. La narrazione non è mai lineare, procede a sobbalzi, ma questi sobbalzi sono calcolati perfettamente e contribuiscono a dare alle storie una certa tridimensionalità.

Megan Mayhew BergmanC’è poi da dire qualcosa sul libro in tutto il suo complesso. Si parte da un racconto che guarda al passato e si termina la raccolta con due racconti in cui il futuro è prima messo in dubbio, “Le balene di ieri” e poi vissuto come sconfitta, “Il cuore artificiale”. L’arco narrativo è delineato. La raccolta ha valore in ogni suo singolo racconto e ne ha anche presa nella sua interezza, quasi fosse una descrizione meticolosa di ciò da cui veniamo e di quello a cui stiamo andando incontro. I racconti sono legati da una forte coerenza, presi tutti assieme danno l’impressione che l’autrice avesse in mente di produrre un’opera fruibile sia nei sui pezzi più piccoli che nella sua interezza.

Il rapporto con gli animali poi è centrale. E per quel che mi riguarda serve a nascondere l’impossibilità che ci possa essere un rapporto sincero e duraturo con gli esseri umani. Ecco quindi il pappagallo che non parla, ecco il calzino da duemila dollari, l’animale raro e in via d’estinzione da cullare in mancanza della figlia e l’orso che cerca il miele. Ogni rapporto con gli animali è il simbolo di un rapporto mancato con gli esseri umani.

Quando dico in giro che amo leggere i racconti non trovo sempre degli sguardi di comprensione nel mio interlocutore. Spesso fatico a trasmettere il senso di gioia che mi procura un racconto ben riuscito, un racconto che mi arriva simultaneamente al cuore e alla mente. Però, se dovessi consigliarvi una sola raccolta di racconti uscita nel 2017 penso che vi direi di leggere “Paradisi minori” di Megan Mayhew Bergman. Ho letto altre raccolte di autori contemporanei, alcune davvero molto belle, ma la connessione che ho sentito con questa autrice non l’ho sentita con nessuno.

Una menzione a Gioia Guerzoni, traduttrice di questo libro che già avevo imparato ad apprezzare con altre opere. Nella nota del traduttore Gioia scrive come si è arrivati alla pubblicazione di “Paradisi minori” ed è una storia che racconta molto bene come a volte i libri arrivino sugli scaffali grazie a delle piccole, ma significative, coincidenze.


Megan Mayhew Bergman vive in una fattoria nel Vermont con la famiglia e tanti animali. I suoi lavori sono apparsi su The New York Times, McSweeney’s, Ploughshares, Oxford American e Best American Short Stories. Paradisi minori è la sua prima raccolta di racconti.

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