Mattia Grigolo – La raggia

by senzaudio
Mattia Grigolo

Recensione di Stefano Bonazzi

Sei giovane, non hai un nome, la scuola nemmeno l’hai finita, l’unica lingua che conosce tuo padre è quella delle botte e tua madre non c’è più. Avevi una ragazza, Nina, bellissima, dolcissima, ma pure lei, oggi, non c’è più.

La gente del paese in cui vivi è convinta che sei stato tu a ucciderla, anche i tuoi amici, quei pochi che avevi e che adesso ti stanno lontano, anche la polizia, tutti, in questa storia, tranne la volpe, pensano che il mostro sia tu.

Ti resta solo la rabbia, anzi, “la raggia”, una furia che incendia le cose, che ti fa alzare le mani come tuo padre, che ti storpia le parole, nella vita, sulla carta.

Hai comprato dei quaderni, li tieni nascosti sotto la terra perché se papà li scopre sono altre botte, l’hai fatto perché non c’era altro modo per dire al mondo come ti sentivi, non volevi diventare come come quegli uomini scimmia che vivono nelle caverne, allora ti sei messo a scrivere, di quaderni ne sono venuti fuori tre e adesso qualcuno di noi li stai sfogliando per provare a capire cos’è che, in tutto quel disastro, è stato il male peggiore.

Le date rincorrono quel giorno zero mentre ti riveli sulla carta, ti senti male, ti senti un’altra persona. In una pagina sei il bambino delle prime lacrime, dei primi stupori, in quella dopo sei un mostro come tuo padre, una bestia che tira mazzate alla prima provocazione. I pensieri si accatastano uno sopra l’altro, le date a ritroso, mancano dei fogli, alcune frasi sono solo abbozzate, altre sono cancellate, magari perché sbagliate, magari perché rivelano una verità che fa più male della vita stessa.

La polizia vuole sapere cos’è successo alla povera Nina ma questo non è un thriller e forse l’unica a sapere davvero come sono andate le cose è quella volpe che cambia faccia mentre continua a perseguitarti lungo l’argine del fiume, tra gli alberi del bosco, nella tua testa.

La volpe sa tutto oppure non esiste, come questa realtà che adesso sembra crollarti addosso e mischia cose, incubi e ricordi, con parole che possono essere solo tue.

Non c’è luce in questa confessione, ogni spiraglio resta ai margini, bisogna muoversi per intuizioni, per abbozzi. Chi prenderà in mano queste pagine raccoglierà quello stesso peso nero che ti sei tenuto nello stomaco per anni. Ogni tanto sbagli, cancelli, scrivi troppo o troppo poco ma sei sempre tu, tu che di libri ne hai letti pochi e di come sono fatte le storie non ne sai nulla, neppure t’importa. Lo fai per la raggia, per riuscire guardarla in faccia, una volta per tutte.

“È la rabbia che c’ho perché c’ho solo quella e niente altro”.

“La rabbia che è mia e che viene fuori nel momento sbagliato senza che me ne posso accorgere”.

Non tieni giudizio per quello che ti è successo, non possiamo fidarci di tutto quello che scrivi, vittima o carnefice poco importa, qui si parla di dolore, un dolore più forte di quello delle botte. Il dolore di una mancanza che ti scava nelle ossa, ti straccia lo stomaco, ti mostra fantasmi e gabbie da cui vorresti solo scappare, come quella volpe, che si fa d’aria in mezzo agli arbusti, che poteva essere una minaccia o una speranza e invece adesso è solo morta.

“Ho trovato dentro il bosco la carcassa della volpe e ho capito subito che è finita.”

Ora non hai più voglia di scrivere, non c’è nient’altro da aggiungere. I quaderni stanno qui, assieme ad alcune lettere, in questo centinaio di pagine c’è tutto quello che avevi da dire, adesso ti puoi riposare, lasciare che la gente fuori, nel mondo bello, tragga le proprie conclusioni, si faccia le sue idee. Hai lanciato dei fiori nel fiume, l’hai fatto per lei, perché ti senti in colpa. Te la senti sempre addosso “che ti gratta e ti parla”, la colpa.

Hai riempito tre quaderni ma ancora non lo sai e forse non lo saprai mai che questa confessione venuta al mondo da un bisogno è letteratura, della più vera, quella necessaria, quella che prende a pugni, che scalcia, perde l’equilibrio e fa male, l’unica possibile.

Mattia Grigolo vive a Berlino dove ha fondato Le Balene Possono Volare, progetto di laboratori ed eventi creativi, la rivista letteraria Eterna e il magazine di approfondimento Yanez. Ha pubblicato racconti su diverse riviste letterarie, tra le quali il numero 36 di ‘Tina, la rivista letteraria di Matteo B. Bianchi.

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