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Mary Karr – Il club dei bugiardi – Edizioni E/O

by Gianluigi Bodi
Il club dei bugiardi, Mary Karr

Tutte le famiglie sono normali, ogni famiglia è svalvolata a modo suo.
Ecco uno di quei libri che ha il potere di essere catartico, che ha il potere di scavare dentro di te e farti dire che sì, in fondo in fondo, non ti è andata tanto male anche se hai ricordi di episodi strani che nascono nella profonda infanzia e non sai se sono reali o se li hai mutuati da qualche serie TV che raccontava di famiglie disfunzionali.
Ecco uno di quei libri che diventa, negli anni, un bene rifugio. Un po’ come quel lingotto d’oro che hai nascosto sotto il letto (perché dentro al materasso no che poi si dorme male e li ci vanno solo le mazzetta da duecento e cinquecento euro).
Ecco uno di quei libri che ami alla follia dalla prima parola della prima riga e nemmeno sai perché, fino a che poi, quel perché ti si rivela con tutta la sua brillante lucentezza e ti lascia lì un po’ spiazzato e accecato.
Il libro in questione è “Il club dei bugiardi ” di Mary Karr. Un libro autobiografico, un memorial, qualcosa che entra subito in sintonia con chi ha la fortuna di leggerlo.
Un libro che ha manifestato tutta la sua importanza con le centinaia di lettere che l’autrice ha continuato a ricevere per anni. Tutte lettere che testimoniavano un ringraziamento. Il ringraziamento forse più sentito: grazie di avermi salvato dal baratro. Perché Mary Karr raccontando la storia della sua sgangherata famiglia, della sorella Lecia, del padre che raccontava storie come nessuno mai e stava sempre dalla parte giusta dei picchetti o della madre che aveva alle spalle un numero di matrimoni non facilmente quantificabile e un’indole “nervosa”, raccontando tutto questo e tutti gli episodi che hanno avuto a che fare con la sua famiglia lei riesce a raccontare una parte della storia di tutte le famiglie.
I lettori hanno letto, hanno approfittato della catarsi e ad un certo punto si sono sentiti liberati da un fardello pesantissimo e forse, per la prima volta dopo anni, hanno iniziato a vivere.
In parte il merito è della storia, una storia graffiante che a tratti commuove e a tratti fa ridere come dei matti (mi viene in mente l’episodio raccontato dal padre del cadavere scoreggione ed molto poco da intellettuale menzionarlo, ma chi se ne frega). C’è di tutto in questa storia e ci sono tutte le emozioni e gli stati d’animo. C’è la rivalsa, la sconfitta, l’ironia, il sarcasmo, la gioia, la tristezza, le lacrime e il riso. C’è uno spaccato dell’America che parte dal post secondo conflitto mondiale e si infila come un coltello fino ai giorni nostri.
In parte il merito è anche della scrittura di Mary Karr, qui molto ben resa da Claudia Lionetti. Quel tipo di scrittura talmente ben architettata da sembrare naturale. Una scrittura perfetta per una storia come questa. E poi, quando hai un attimo di lucidità ti rendi conto che non sei tu che sei penetrato nella storia è la storia che è penetrata dentro di te. Lì farà il  nido e qualche uccello prima o poi verrà a deporci le uova, le coverà e nasceranno altre storie, magari meno belle, magari più belle, sicuramente figlie de “Il club dei bugiardi”.

Da leggere, senza se e senza ma.


Mary Karr (Groves, Texas, 1955) è una delle scrittrici americane più ammirate del nostro tempo. Il suo libro d’esordio, Il club dei bugiardi, è stato salutato come una rivoluzione nel mondo della letteratura americana, ed è proprio intervistando Mary Karr che la prestigiosa Paris Review ha inaugurato la sua serie dedicata all’arte di scrivere memoir. Fra le sue opere ricordiamo i memoir Lit, Cherry, e il saggio The Art of Memoir. Ha scritto quattro raccolte di poesie. Ha collaborato con il New Yorker, The Atlantic, e Washington Post. Insegna letteratura all’Univeristà di Syracuse. Vive a New York.

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