Home Inchiostro Fresco - Recensioni di libri letti da Gianluigi Bodi Marcello Venturi – Via Gorkij 8 Interno 106

Marcello Venturi – Via Gorkij 8 Interno 106

by Gianluigi Bodi
Marcello Venturi, Via Gorkij 8 Interno 106,

Ogni recensione che scrivo nasce da un groviglio. Il libro e lì, appoggiato sulla scrivania. Mi guarda. Io percepisco la sua matassa, l’intrecciarsi di fili colorati. Ognuno racconta una storia, ognuno è un particolare. Lo guardo e aspetto che da quella matassa spunti un capo e io quel capo poi lo tiro a me, per dipanare e sbrogliare.

Questo libro è, probabilmente, molte più cose di quanto io possa cogliere. Ha vari aspetti che potremmo analizzare, alcuni primari, altri secondari. Io però, come al solito, mi fisso su un particolare. Mi è sembrato di leggere la storia di un’amicizia. Un profondo amorevole affetto tra Marcello Venturi e Julia Dobrovolskaja. Un affetto costruito negli anni e puntellato retroattivamente attraverso ricordi condivisi, attraverso incroci nel tempo e nello spazio. Vi siete mai chiesti cosa stesse facendo la persona che amate in un determinato momento della sua vita? Dov’erano diretti i suoi occhi quando voi avete subito un trauma o goduto di una gioia immensa? Marcello Venturi compie un viaggio partendo dal prima. Partendo da quei momenti in cui Julia non era ancora la sua Julia. E l’amicizia, l’affetto che scaturisce da queste pagine è delizioso. E’ un raggio di sole. Tra i tanti fili da dipanare c’è la curiosità per qualcosa che sfiora la leggenda (l’incontro con Hemingway), la tristezza di un’oppressione continua e cieca.

Ma questo libro è un libro anche su Venturi stesso, sul suo percorso, sulla strada che lo ha portato ad incontrare Julia. E’ una strada a tappe, la sua. Come quella di qualsiasi essere umano, ma è una strada tortuosa, fatta di eventi storici, di guerre, di comunismo e fascismo, di ribellione e inquadramento. Vedeva la storia seduti da due posizioni privilegiate, ma distanti.

Via Gorkij 8 Interno 106” è dunque un libro che non può essere ridotto ad un tema. Affronta l’oppressione di un regime, l’inesauribile forza di volontà della Dobrovoskaja, il percorso di maturazione di Marcello Venturi e tutto questo quando sullo sfondo accadono eventi che hanno cambiato la storia del mondo. La guerra, i regimi che nascono, muoiono e si ripropongono uguali a sé stessi magari solo un po’ più sbiaditi. La disillusione di una generazione alle prese con ideologie che non manterranno le promesse. Andiamo avanti perché andiamo avanti.

C’è un velo di malinconia nella parole di Venturi. Una malinconia che si fa ancora più fitta pensando che sia lui che la Dobrovoskaja non hanno potuto vedere questa nuova edizione curata da Lindau. Per fortuna, noi lettori, possiamo goderci questa storia e testimoniare un legame che la morte non può sminuire.

Per un approfondimento sulla figura di Julia Dobrovoskaja vi lascio, come punto di partenza, il link alla voce di Wikipedia.

Marcello Venturi è stato uno scrittore e giornalista italiano. Durante la guerra partecipò alla Resistenza, esperienza che divenne uno dei temi delle sue prime opere. Esordì su «Il Politecnico» di Elio Vittorini con il racconto Estate che mai dimenticheremo. Nel 1946 vinse ex aequo con Italo Calvino un premio bandito da «L’Unità» per un racconto inedito di ambientazione resistenziale. Per anni alterò l’attività letteraria con quella giornalistica, lavorando presso «L’Unità» e la casa editrice Feltrinelli. Per quest’ultima diresse la collana «L’Universale Economica». Uscì dal Partito Comunista, nel quale militava, dopo i fatti d’Ungheria, così come abbandonò la Feltrinelli dopo la morte di Giangiacomo per dissapori con Nanni Balestrini.

Fra i suoi titoli più noti ricordiamo Bandiera bianca a Cefalonia (Mondadori), Il padrone dell’agricola (Rizzoli) e L’ultimo veliero (Sellerio).

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