Recensione breve per un breve libro. Cinquanta sono le cartelle che compongono il libro di Livio Milanesio intitolato “L’uomo nel fango” e pubblicato da Autori Riuniti. La collana: bugiardini, che già vi dovrebbe spiegare un po’ di cose su come sono strutturati i libri che, in questa collana, escono.
La storia è quella di Elvis e Fanni. I due abitano assieme in uno di due palazzi fatiscenti, costruiti ai bordi di una città, con l’idea che quella stessa città si sarebbe allargata a macchia d’olio da quelle parti. La città, come qualsiasi organismo vivente, ha deciso per un’altra direzione. Il palazzi si sono svuotati e sono rimasti solo loro due. Una notte Elvis si sveglia, va alla finestra e, sul campo da calcio fangoso, appena sotto la traversa della porta, vede una sagoma immobile. È l’uomo che chiamerà Pietro Ritornato. Chi sia l’uomo nessuno lo sa, nemmeno lui stesso ha idea di chi sia e da dove venga. Non sappiamo chi sia nemmeno il Pietro originale e non sappiamo nemmeno perché Elvis e Fanni non vogliano salire all’ottavo piano. Qui mi fermo per non darvi in pasto troppe informazioni che vi rovinerebbero la lettura.
Quando mi chiederanno perché io ami particolarmente i racconti avrò un altro esempio per perorare la causa di questo genere dalle alterne fortune. Questo racconto lungo di “Livio Milanesio” ha tutto per rimanere impresso nella mente del lettore per lungo tempo. Le atmosfere sono cupe, quasi apocalittiche, sembrano accarezzare l’idea di una distonia ma se ne tengono a distanza e ciò aumenta il potere d’impatto del racconto. La lingua e delicata e a tratti sognante, crea un’atmosfera onirica e la riveste di incognite e ansie che accrescono la nostra voglia di arrivare fino in fondo. Infine, il racconto sembra cambiare direzione per almeno tre volte. Non si tratta di cambiamenti di rotta improvvisi dovuti all’estro del momento. Lo scrittore non ha semplicemente cambiato direzione perché, mentre scriveva, gli è venuta un’idea e l’ha seguita. Qui si percepisce fin dall’inizio che la strada era segnata e andava solo seguita. Quindi, ci troviamo a leggere e a cambiare idea sul racconto almeno tre volte di cui non posso parlare per ragioni di spoiler.
In breve. “L’uomo del fango” di Livio Milanesio è un racconto che non dimenticherò e questa mi sembra una delle cose più belle che si possa dire su qualsiasi opera letteraria.