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Darien Levani – Tavolo numero sette

by Gianluigi Bodi
Darien Levani

Oggi vi voglio parlare di un libro uscito qualche mese che ho avuto il piacere di leggere in un momento in cui leggere non era un piacere. Il libro si intitola “Tavolo numero sette“, lo ha scritto Darien Levani e lo ha pubblicato Spartaco Edizioni. Avevo già letto e recensito il precedente libro di Levani, quel “Toringrad”, sempre Spartaco, che mi era piaciuto al punto di volerne scrivere su questo blog. Quando è uscito questo libro mi è sembrato naturale leggerlo, anche solo per capire a che punto della sua scrittura fosse Levani. La curiosità di capire se un libro è stato solo un colpo di fortuna credo sia innata nella lettura.

Non è stato un colpo di fortuna. In questo secondo libro è evidente la crescita di Darien Levani. “Tavolo numero sette” prende vita attorno ad un tavolo, durante un ricevimento matrimoniale. Stefano, un collega dello sposo, viene invitato a sopresa al matrimonio. Finisce al tavolo numero sette. Ora, chiunque sia stato ad un matrimonio sa che si sono sempre almeno un paio di tavoli dalla composizione eterogenea. Se va bene scatta una certa alchimia, se va male si passa velocemente dalla noia all’astio. Stefano si trova dunque a condividere il ricevimento con una ragazzina incollata al cellulare e sua madre, con una coppia bigotta e falsa e con un signore anziano. Sembra che tutti guardino quest’uomo con uno sguardo carico di odio e disapprovazione. Stefano non riesce a capire quale possa essere il motivo, ma poco a poco viene a sapere che quell’invitato è un giudice che ha scagionato l’unico imputato di un processo per duplice omicidio. Il microcosmo seduto attorno al tavolo sette ha deciso, come ha deciso l’opinione pubblica, che quello che è stato scagionato non poteva che essere il colpevole, pertanto, il giudice, è un complice. Durante le interminabili chiacchierate che si generano tra una portata e l’altra ne nascerà una discussione sul concetto di giustizia e il lavoro del giudice, e scopriremo se Stefano riuscirà a utilizzare la scatola di preservativi che si è portato con se.

Il libro è, a mio parere, bello per due motivi (almeno). La storia è avvincente, ha un tocco del giallo senza andare mai a schiacciare il pedale sul genere; presenta personaggi che sembrano essere qualcosa che in realtà non sono. La stessa ragazzina, impertinente, con gli occhi incollati al cellulare, si dimostra la più curiosa e la meno affetta dai pregiudizi. Questo primo livello di lettura fa si che il libro si legga con estremo piacere.
Il secondo livello ha a che fare con quanto esce dalla bocca del giudice. Le spiegazioni puntuali che fornisce per rispondere alle domande che gli vengono rivolte dai commensali. E da queste spiegazioni nasce una riflessione profonda sul concetto di giustizia che è semplicemente perfetta. Le parole del giudice non diventano mai uno “spiegone”, non appesantiscono, non si ha mai la sensazione di trovarci di fronte ad una lezione, non c’è mai uno scollamento tra il valore letterario del libro e il suo carico di significati.

Vi consiglio di leggere “Tavolo numero sette” di Darien Levani, io, un po’ egoisticamente, sto già aspettando con curiosità la sua prossima opera chiedendomi quanto lungo sarà il suo prossimo salto.

Darien Levani (Fratar 1982), avvocato, vive e lavora a Ferrara. Già autore di romanzi premiati in Albania, sua terra di origine, in Italia ha ottenuto i Premi «Nuto Revelli» e «Pietro Conti». Nel 2017, con il romanzo Toringrad, ha vinto il Premio «Glauco Felici» Tolfa Gialli e Noir. È vicedirettore del giornale online Albania News. Nel 2019 è stato insignito dal governo albanese del titolo Ambasador i Kombit (Ambasciatore della Nazione) per i suoi meriti letterari. È del 2019 il romanzo a metà strada tra il legal thriller e il giallo investigativo Tavolo numero sette.

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