Ci siamo presi una piccola pausa prima di riprendere il nostro viaggio e raggiungere una delle regioni più a nord dello stivale. Abbiamo deciso di andare in Friuli a intervistare Manu Malisano della Libreria W. Meister, che per tutti quelli che vorranno andarla a trovare si trova in piazza Vittorio Emanuele II a San Daniele del Friuli.
Come sei diventato un libraio? (o Perché hai deciso di aprire una libreria?)
Sinceramente per caso! Ho sempre amato leggere e quando Paolo, siamo soci in libreria e amici fraterni, la notte del suo compleanno ha sognato di aprirne una e mi ha chiesto se volevo condividere con lui questa ulteriore avventura ho risposto di sì! Se per voi questo è un caso, ovviamente.
Da piccolo cosa sognavi di diventare? Pensi che quello che fai oggi si avvicini in qualche modo a quello che sognavi allora?
Volevo studiare giapponese… poi ho scoperto che in realtà il pianeta su cui abitavo non contemplava il giapponese, diciamo fare qualcosa che mi piace e mi rende felice nel farla quindi sì, qualunque cosa fosse si avvicina, forse era la ballerina, che farò nella prossima vita.
Che tipo di libraio sei? Quando entra un cliente in libreria lo lasci curiosare tra gli scaffali o tenti di guidarlo con i tuoi consigli?
Rilassata, non mi ritengo una venditrice nel senso pieno del termine, anche perché quello che si vende è un oggetto quasi multifunzionale e, proprio per questo, il metodo di approcciarvisi e di approcciare il possibile acquirente, non necessariamente un lettore, deve essere a sua volta multifunzionale. La mia domanda classica è “se ha bisogno di una mano mi dica, son qui” cercando di lasciare la porta aperta il più possibile verso la libertà di scelta, così come io non amo essere bersagliata da domande di ogni genere all’entrata di un negozio così cerco di trattare chi entra dalla porta, in relax. Alla richiesta di aiuto cerco di guidarlo verso un titolo più o meno inusuale o eccentrico in base alla percezione di quello che può essere il lettore nel complesso, vivo i consigli come l’opportunità di creare un lettore/cliente sfaccettato come salendo su una scala, si sale un gradino per volta, un libro per volta insomma, si parte dalla pianura per arrivare all’Everest, se poi ci si ferma in collina va benissimo ma cerco sempre di puntare alla crescita del lettore laddove crescita apre, non occorre lo dica, un mondo.
Ci racconti un aneddoto accaduto in libreria che ti ha reso orgoglioso di fare questo lavoro? E uno che ti ha lasciato l’amaro in bocca?
Direi che essere inseguita alla Sagra di Carpacco (taaanta gente, taaanto caldo) per ricevere un pizzino con l’ordine di due libri su un fazzolettino è stata per me una vittoria, se fra la birra a boccali e il caldo senti l’esigenza di ordinare un libro che verrai poi a ritirare nei giorni successivi, con un gran sorriso, in libreria forse significa che si sta seminando nella direzione favorevole al vento. Potevo raccontare del sasso lasciato in giacenza in libreria ma è una bizzarria più che una soddisfazione…
L’amaro dalla dichiarazione “ah ma ce l’avete anche qui come a Udine”… ritenere che fuori dai centri con più abitanti tutto debba arrivare dopo, o con qualità minore, mi preoccupa perché se non si ha piena coscienza che ciò che si è, e si può diventare, è una contrattazione continua con tutti gli stimoli che riceviamo da ovunque in ogni momento, ma noi siamo qui per questo, avanti Cadorna come diceva mia nonna!
Se potessi mettere le ruote alla tua libreria e spostarti in un’altra parte del mondo dove andresti e perché?
Direi Londra, che amo molto. Pur amando scarsamente il verde e la pioggia, il tè, i vecchi salotti, un’atmosfera alla Churchill e al contempo una super modernità rispondono alla mia britishitudine, se così posso dire, i miei autori preferiti sono inglesi ed infine adoro il british humor! O Istanbul. Uguale insomma. Due città che sono rispondenti alla mia natura un po’ “bipolare alla Rovazzi” ecco.
Cosa pensi che possano fare i librai, gli editori e i lettori per promuovere l’amore per i libri e la lettura?
Insistere nel crederci, divertendosi, senza fare i guru dato che in giro ve ne sono un bel po’ in ogni campo. Insistere con logica, cambiano
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