Come sei diventata una libraia? (o Perché hai deciso di aprire una libreria?)
È stata una scelta decisiva. Provavo quella sensazione che tutti i giovani provano. La frustrazione di avere trentanni e non avere una certezza lavorativa. Ero stanca di attendere inutilmente risposte ai centinaia di curriculum e progetti che negli anni avevo inviato… ed ero stanca del senso di inutilità che provavo.
Poi ho deciso che il mio percorso di vita avrebbe potuto evolversi solo se avessi preso in mano io stessa la situazione, facendo da me. E io volevo assolutamente lavorare a “contatto coi libri”… Questa testardaggine mi ha spinto al gesto considerato “folle” da parecchi: aprire una libreria indipendente in una delle province più povere d’Italia.
Da piccola cosa sognavi di diventare? Pensi che quello che fai oggi si avvicini in qualche modo a quello che sognavi allora?
Ho sempre amato i libri, adoravo farmi raccontare le fiabe e le storie dai miei genitori. Quando avevo quattro anni, alla bottega di mia nonna, mi dilettavo, col libro sotto gli occhi, nel ripetere le storie. Tutti mi guardavano stupiti e pensavano che a quattro anni sapessi già leggere. In realtà avevo imparato quei libri pagina per pagina, riga per riga.
Da piccola avevo molti sogni. Molto dopo, strada facendo, ho realizzato che desideravo che lavorare coi libri diventasse la mia professione, così dopo la laurea in lettere moderne, ho iniziato a realizzare laboratori di promozione della lettura per bambini… fino ad arrivare al progetto più grande e impegnativo: la libreria.
Che tipo di libraia sei? Quando entra un cliente in libreria lo lasci curiosare tra gli scaffali o tenti di guidarlo con i tuoi consigli?
Seguo l’istinto, cerco di capire che tipo di cliente ho davanti. Mi capitano diversi clienti che hanno bisogno di curiosare, di muoversi tranquillamente e cercare il contatto con i libri senza che nessuno interferisca. Altri chiedono, anche specificatamente, consigli per regali o mi descrivono il genere di libro che stanno cercando. Mi piace che i lettori si sentano a loro agio e prendano confidenza con i libri, secondo i loro tempi.
Proprio su quest’ultimo aspetto, credo che la presenza di un piccolo angolo relax dove bere dei tè o mangiare qualche dolce, aiuti ulteriormente. Diversi lettori arrivano, curiosano tra i titoli, sono indecisi, poi si fermano a sorseggiare un infuso, si rilassano e scelgono il libro che più li attira.
Ci racconti un aneddoto accaduto in libreria che ti ha reso orgoglioso di fare questo lavoro? E uno che ti ha lasciato l’amaro in bocca?
Mi emoziono quando giovanissimi lettori entrano in libreria per cercare i grandi classici e mi parlano delle loro letture: Shakespeare, Edgar Allan Poe, Fitzgerald…
L’amaro in bocca? più di una volta purtroppo. Ad esempio un giorno è passato davanti alla libreria un signore con un bambino di circa 3 anni. Il bambino ha indicato curioso i libri in vetrina e il signore ha affermato perentorio: “Sei troppo piccolo per studiare”. E purtroppo potrei raccontarne molti altri…
Se potessi mettere le ruote alla tua libreria e spostarti in un’altra parte del mondo dove andresti e perché?
Mi piacerebbe spostare la mia libreria nel nord d’Europa e in Gran Bretagna. Realtà vive dal punto di vista culturale eartistico. Sarebbe professionalmente stimolante. La verità è che ho scelto Gonnesa! Una scelta che molti giudicherebbero difficile e controcorrente, ma a me piacciono le sfide.
Cosa pensi che possano fare i librai, gli editori e i lettori per promuovere l’amore per i libri e la lettura?
Parola chiave “COLLABORARE”! Devo dire che, nella mia personalissima esperienza, sto incontrando delle persone che tengono al lavoro di squadra, partendo dalle case editrici, associazioni del settore, scrittori, fino alla biblioteca della realtà in cui opero, Gonnesa. Bisogna perseverare nell’organizzare eventi che incuriosiscano e avvicinino un pubblico sempre più numeroso alla lettura. Soprattutto dove ce n’è più bisogno. Lavorare tanto con i bambini per fare in modo che, già da piccoli, imparino e scoprano quanto leggere sia meraviglioso e piacevole. È un processo che necessita di tempo, ma credo che pian piano qualcosa si stia muovendo.
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