Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. La solitudine dei numeri in ‘prima’

La solitudine dei numeri in ‘prima’

by senzaudio

TuttosportUn alieno precipitato per sbaglio sul pianeta-Italia, interessato ad approfondire le dinamiche comunicative dei nostri mass media, sarebbe probabilmente ripartito per il suo pianeta con le idee più chiare e confuse al tempo stesso dopo una rapida rassegna stampa del giorno dopo lo scudetto della Juventus. Che la nostra stampa non goda di ottima salute è certificato dai numeri (in calo costante) di copie vendute, abbonati e affini, e dalle classifiche internazionali. Non si tratta di istruire un processo per nessuno. Ma le tre prime pagine dei tre quotidiani sportivi nazionali sono lo specchio della melma in cui siamo caduti trascinandoci dietro (o facendosi trascinare) lo sport più bello del mondo.

Quanti sono gli scudetti della Juve? Sono 29 o 31? Tema da aule di Tribunali fino a sentenza definitive e da bar sport poi ovunque tranne che da noi. Adesso anche tema da studiosi di comunicazione. Perché tre direttori sono riusciti nell’impresa di coprire tutto l’arco delle possibilità. Così per non disturbare la suscettibilità dei loro lettori.

Scontato il ‘Juve 31’  di Tuttosport che ha fatto delle rivendicazioni bianconere una battaglia anche territoriale. Meno il ’29° scudetto’ nascosto dalla Gazzetta dello Sport in un passaggio del catenaccio, così per non disturbare. Surreale la censura del Corriere dello SportMeglio non prendere posizione. Quanti sono gli scudetti della Juve? Né 29, né 31. Semplicemente ‘scudetto bis’ e tanti saluti.

Il lettore è sacro e, soprattutto, paga. Dunque è regola basilare evitare di infilargli un dito nell’occhio spiegandogli se e perché sono 29 o 31. Qualcuno potrebbe obiettare che ci sono sentenze che parlano chiaro o che vanno interpretate. Altri che, in fondo, la stampa è bella perché è libera di scrivere quello che vuole.

L’alieno atterrato se ne sarebbe andato con il suo malloppo di giornali sotto braccio a meditare sull’anomalia tutta italiana. Si sarebbe consolato pensando che in fondo lo sport non è nemmeno l’esempio peggiore dei nostri limiti e che chi si è occupato in questi anni di crisi finanziaria, bond-patacca e bolle speculative ha fatto ancora di peggio per servire il padrone che lo pagava.

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