Giocatori incalliti. Agli italiani il gioco piace sempre di più, scommettere rappresenta una sorta di secondo lavoro. Dal 2008 al 2011, la percentuale di persone tra i 15 e 64 anni che ha speso denaro e tempo in uno dei giochi disponibili (dal Gratta e vinci al Lotto, dalle scommesse al poker online) è aumentata del 5% (dal 42 al 47%). 19 milioni di scommettitori, con un aumento particolarmente preoccupante tra i più giovani. Sono numeri impietosi, numeri che fanno riflettere attentamente che ci raccontano di una passione particolarmente pericolosa degli italiani, una passione che è indipendente dalla crisi. Non si gioca, non si scommette perché spinti dalla crisi economica e dalla speranza di risollevare le proprie sorti, si gioca e si scommette perché è nelle nostre corde. Per carità, nulla di male se una volta a settimana si fa una schedina, si va in tabaccheria per il gratta e vinci, si prova la strada della fortuna. Se questa abitudine diventa una droga, e per troppi lo sta diventando, le problematiche personali e sociali crescono a dismisura. Come ogni forma di dipendenza, si perde il controllo, si vive per giocare, il gioco diventa la ragione di vita, fa perdere il lume della ragione e rischia di svuotare il conto in banca.
Secondo quanto emerge dai dati dello studio Ipsad (Italian population survey on alcohol and other drugs), sono tre milioni gli italiani a rischio ludopatia, un tunnel in cui si pensa di divertirsi, ma ci si droga. E’ un quadro francamente preoccupante quello che delinea questa indagine, un problema sociale che riguarda tutta l’Italia e, che per questo motivo, non può essere facilmente inquadrato o etichettato.
La malattia da gioco porta a gesti sconsiderati, come quello di una giovane coppia romana che, venerdì mattina, all’alba si è recata in auto a una sala gioco. Con loro c’è era il figlio, neonato di 2 mesi, che viene abbandonato, dimenticato in macchina. Per fortuna, se ne è accorto una guardia privata e si è evitato il peggio, ma quanto accaduto è fantomatico di comportamenti deviati in cui la passione per il gioco fa perdere la ragione.
Non esiste una ricetta per sconfiggere questa dipendenza, aggrapparsi al buon senso e all’educazione in famiglia e nelle scuole sembra ancora una volta una preziosa ancora di salvataggio.