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Keiichirō Hirano – Dopo lo spettacolo

by Gianluigi Bodi
Keiichirō Hirano

Faccio rientrare questo libro tra le meravigliose sorprese di questo 2019 letterio. Sto leggendo meno, con più fatica, ma per mia fortuna, sto leggendo meglio, la lista dei libri buoni aumenta a dismisura, ho sviluppato un radar che mi tiene distante dai libri pessimi che non mi lasciano nulla.

Ecco che nella lista dei libri letti e apprezzati rientra anche “Dopo lo spettacolo” di Keiichirō Hirano. Credo di poter dire, senza urtare la sensibilità di nessuno, che non mi aspettavo di venire coinvolto così profondamente nella lettura di un libro che ruota attorno alla musica e, più in generale, attorno ad un musicista che suona la chitarra classica. Nella mia ignoranza non ero nemmeno del tutto consapevole che di fossero concerti per questo tipo di strumento, ma evidentemente leggere aiuta a colmare le proprie lacune.

Il libro di Keiichirō Hirano ruota attorno alla figura di un genio della chitarra, Makino Satoshi, il quale da enfant prodige dello strumento si trova in un momento della sua carriera in cui si sente perso, si sente fuori fuoco e teme di aver smarrito quel qualcosa di appena percettibile che rende un buon chitarrista, un virtuoso dello strumento. Nel bel mezzo di questa crisi compare una giornalista, Komine Yoko, e tra i due nasce qualcosa che va ben oltre l’attrazione fisica, qualcosa che funge da catalizzatore creativo, che li unisce ad un livello intellettuale e li plasma.

Il libro scorre velocemente per più di 450 pagine, il numero di pagine che serve (non una di più, non una di meno) per fare in modo che due sorrisi si incontrino. Ma il motivo per cui questo libro di una certa molte, scorre veloce tra le nostre dita è lagato alla scrittura di Hirano. Quello stile tipicamente giapponese in cui l’introspezione regna sovrana, in cui il pensiero filosofico che strizza l’occhio alle discipline orientali, aleggia sopra a tutti i personaggi e quasi dà a loro sostanza. Non posso pensare di leggere un autore giapponese senza trovarmi a leggere pensieri di una semplicità talmente disarmante da assumere il tono di pure verità esistenziali. Hirano in questo non differsisce dai suoi connazionali, lui però, nella pagine di “Dopo il concerto” si spinge un po’ oltre, modernizza il linguaggio, modernizza i temi (il tema della guerra è ben presente e viene trattato a causa del lavoro che fa Yoko), rinvigorisce lo stile.

Consiglio questa lettura a tutti gli amanti della narrativa giapponese che hanno bisogno di ritrovare una sesazione di familiarità in quello che leggono, ma che non si spaventano se i limiti vengono spostati un po’ più in là. Il libro di Hirano è una piacevole compagnia e dopo averlo terminato non riuscirete a togliervi dalla mente Makino Satoshi e Komine Yoko, perché le loro necessità sono anche le vostre.

Ottima traduzione di Laura Testaverde.

Hirano Keiichirō è nato nel 1975 a Gamagōri, si è laureato in giurisprudenza all’Università di Kyōto. Nel 1998 il suo Nisshoku (più di 400.000 copie nel solo Giappone), ha vinto il premio Akutagawa, il più ambito premio letterario giapponese, conferito alla migliore opera letteraria. Paragonato spesso a Yukio Mishima per l’eleganza e la preziosità dello stile, dal 2008 è membro della giuria del premio letterario intitolato al grande scrittore. Chevalier de l’Ordre des Arts et Lettres del Ministero della cultura francese, le sue opere sono state tradotte in Francia, Corea, Taiwan, Russia ed Egitto. In Francia ha ottenuto il premio Bunkamura des Deux Magots nel 2009 per il romanzo Dōn.

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