Una recensione breve per un libro breve, altrimenti chiacchiero più io di quanto abbia scritto Arreola (che poi, scritto, non è proprio corretto, ma ci arriveremo).
Parti con l’idea che leggerai qualcosa di particolare quando apri “Bestiario” per la prima volta. Sai che non hai la necessità fisica di iniziare e finire la lettura in una sola seduta, anche se il formato del libro si presterebbe a questo. E’ invece una lettura a morsichi, quella che fai, perché va bene così, perché quando qualche libro ti butta giù sai che ci sono le creature descritte da Juan José Arreola a tirarti su. Particolare, dicevo, ma non hai idea di quanto particolare sia l’esperienza che stai per fare.
Credi che avrai di fronte delle descrizioni di animali, che te li faranno sembrare vivi e a te presenti. Credi che la cosa di divertirà, ma non ti toccherà. Invece succede qualcosa. In un punto indefinito della lettura comprendi che Arreola sta descrivendo l’essere umano e la sua non è una descrizione lusinghiera. In tutti gli animali che evoca c’è una carattersistica che li umanizza e ce li rende parenti. In fin dei conti il suo è un unico racconto in cui il soggetto è l’essere umano.
Arrivati alla fine leggi la postfazione, di Pacheco, e scopri così che Arreola questi testi li ha dettati a Pacheco. Li ha dettati nei momenti di pausa e solo perché messo alla corda dai debitori. Io ho trovato fantastica questa notizia. Un modo incredibile di incanalare la creatività di una persona. Un richiamo all’oralità nel tramandare le storie e forse questa è la storia dell’essere umano, così come l’ha compresa Arreola.
Lunga vita a Sur e a tutti i suoi volti. Qualsiasi sia il libro che arriva nelle vostre case è sempre e comunque un testo da leggere e su cui riflettere.
Ottima la traduzione di Stefano Tedeschi.
Juan José Arreola (1918-2001), figura chiave della letteratura latinoamericana del Novecento, oltre che «venditore ambulante e giornalista, facchino e contabile, tipografo, teatrante e panettiere»,
è stato uno dei principali editori e scrittori messicani. Oltre a Bestiario, tra le sue opere si ricordano Confabulario (1952) e La feria (1963).
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Grazie! 🙂
E’ davvero un piacere parlare di questi piccoli libri pieni di sorprese.
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