Jesse Ball – Censimento

by Gianluigi Bodi
Jesse Ball

Credo sia davvero difficile trovare libri di una delicatezza pari a “Censimento” di Jesse Ball. E credo sia anche giusto iniziare questo post con una confessione. Dopo aver letto le prime dieci, quindici pagine, ho scritto ad un amico che credevo di non riuscire a leggerlo tutto. L’amico non mi ha chiesto perché. E io, forse, in quel momento, non sarei riuscito a spiegarglielo chiaramente. Con il senno di poi potrei dire che forse si stava scatenando in me l’istinto di sopravvivenza. Avevo il sentore che “Censimento” mi avrebbe fatto male in un modo che non riuscivo ad afferrare fino in fondo. Poi ho deciso di andare avanti a testa bassa e sono felice di averlo fatto. Solo alla fine l’amico mi ha chiesto perché pensavo di non finirlo e allora gliel’ho detto: perché non sapevo se sarei riuscito a sopportarlo.

A farla breve si potrebbe dire, sbagliando, che “Censimento” di Jesse Ball parla di un bambino con la sindrome di Dawn, ma se descrivessi in maniera così sommaria questo testo peccherei più e più volte. Peccherei di ignoranza, soprattutto. Perché pur ammettendo che la sindrome di Down ha un ruolo importante in “Censimento” è il come questo ruolo gli viene dato ad aver importanza.

Un padre e un figlio affetto da sindrome di Dawn iniziano un lungo viaggio attraverso il paese. La moglie è morta e il padre ha scoperto di avere il destino segnato. Partendo dalla città di A, con l’unico scopo di arrivare alla città di Z, il viaggio di questa meravigliosa coppia ha uno scopo. L’uomo, ex medico, decide di farsi assumere per portare avanti il Censimento. Carica il figlio su un furgone sgangherato e lo porta a vedere una parte del mondo. E ciò che ci viene mostrato è il costante e continuo incontro tra questa coppia e la gente che vive in case disperse, gente sola, gente pazza, rabbiosa. Ed è nella descrizione di queste persone, nelle domande che l’uomo è costretto fare per il Censimento che veniamo a capire qualcosa della malattia. Lo dice anche l’autore nella prefazione. Lo dice quando ci spiega che nella sua famiglia c’è stata una persona con la sindrome di Dawn e che quella persona era il fratello, un fratello che fin dai sette anni di età Jesse Ball sapeva che avrebbe dovuto proteggere.

Questo libro è un viaggio da affrontare con il cuore in mano. È un album di fotografie in cui i soggetti sembrano fantasmi. Ed è questo l’effetto che mi ha fatto leggere “Censimento”, un viaggio attraverso i ricordi e le persone morte. Un viaggio malinconico e bellissimo di cui non vorremmo mai vedere la fine. Anche perché sappiamo cosa significa, in questo caso, la fine.

La figura della madre morta, una donna che nella vita ha fatto il clown, in un modo che noi faremmo fatica ad immaginarci e che l’avvicina più alle performance di Marina Abromovich piuttosto che ai pagliacci che siamo abituati a vedere al circo, è una figura che sembra vegliare dall’alto il destino del marito e del figlio. È una presenza costante che partecipa al viaggio e lo arricchisce di pietà.

Ad ogni passo sembra che la direzione cambi come il vento, sembra che Jesse Ball ci prenda in giro, ci faccia ruotare su noi stessi per farci perdere l’equilibrio fino a cadere per terra in preda alle vertigini. Eppure, questa passeggiata senza una meta apparente, se non quella città di Z da cui prendere l’ultimo treno per casa, alla fine ci ha dato tutto quello che potevamo desiderare. Una storia di meravigliosa intensità, di un’umanità e di un amore che a volte sembrano traboccare dalle pagine.

Ottima traduzione di Guido Calza.

Nato a New York, è autore di poesie e romanzi, tra cui Quando iniziò il silenzio (Baldini 2015). Ha ricevuto nel 2008 il Plimpton Prize della Paris Review, ed è stato finalista al National Book Award nel 2015. Le sue poesie sono state pubblicate sulla Best American Poetry e, nel 2017, Granta lo ha inserito tra i migliori scrittori americani viventi.

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