Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Il vostro giornalista sportivo è qui per scrivere, non per fare il tifo.

Il vostro giornalista sportivo è qui per scrivere, non per fare il tifo.

by senzaudio

Internet è potenzialità.
Basta che qualcuno ti mandi un link per scatenare pensieri ed opinioni.
Ecco perché pubblichiamo questo artico.
Si tratta della traduzione (vorrete scusarci se ci sono delle imprecisioni) di un articolo del giornalista sportivo americano Daniel Shaughnessy che parla di un tema che pure in Italia è molto caldo. I giornalisti sportivi e la squadra per cui fanno il tifo.
E’ una lettura molto educativa.

Così dopo 40 anni e 12 libri e migliaia di colonne e milioni di parole, ho solo una domanda per voi gentili lettori di cronache sportive e commenti…

Volete cronaca o celebrazione? Volete dei commenti soggettivi e delle analisi o volete degli scrittori/tifosi che sperano nella vittoria della squadra locale?

Più divento vecchio, più lavoro, più me lo chiedo.

Ci stavo pensando dopo essere venuto in contatto con parecchi tifosi dei Patriots a Miami durante il weekend. C’erano migliaia di New Englanders nella Florida del sud e ho avuto parecchi incontri piacevoli con i tifosi dei Patriots. Ma la conversazione spesso girava intorno alla stessa domanda. I tifosi mi chiedevano: Ma tu non vuoi che i Patriots vincano?

E la risposta era sempre insoddisfacente.

Non mi interessa se vincono. Non mi interessa se perdono. Amo lo sport. Amo il football. Amo le storie. La storia può essere grandiose, sia che si vinca o che si perda. Ma non mi emoziono per il risultato. In generale è meglio, ovviamente, lavorare in una zona che ha delle buone squadre, e Boston ne ha più di ogni altra città. La maggior parte delle volte è una grande storia se vincono. E’ anche meglio per la città. Flussi di denaro. Gli sconosciuti parlano tra di loro. A volte è una buona storia anche se perdono.

I Patriots che hanno giocato al Ravens questa Domenica sono un ottimo esempio. Se i Patriots che vivono sull’orlo del precipizio vincono passano ai playoff. Se perdono contro i presuntuosi campioni del mondo la pressione aumenta. E’ una buona storia in ogni caso. La partita all’improvviso è più importante di quanto non fosse mai stata. Non vedo l’ora di vederla. E non mi interessa chi vince.

Avrete senza dubbio visto “Il Fuggitivo” con Tommy Lee Jones e Harrison Ford. E’ un classico. C’è una scena verso l’inizio del film in cui Jones, nei panni dello Sceriffo Federale Samuel Gerard, insegue il fuggitivo Dr.Richard Kimble (Ford) all’interno di un viadotto. Nel confronto che ne segue, Kimble punta una pistola contro Gerard e dice “Non ho ucciso mia moglie”.

Senza tradire la minima emozione Gerard risponde: Non mi interessa.

E’ tutto lì, gente. Non è il lavoro dello sceriffo determinare se il Dr.Kimble è colpevole o innocente. Il suo lavoro è quello di riportarlo dentro.

Questo sono io. Io scrivo le storie. Mi interessano le storie. Ma quando alla fine della giornata la mia testa si appoggia sul cuscino, per me…non…ha importanza se i Patriots hanno vinto o perso.

Tutto questo viene buono con alcune situazioni relative alle scadenze. Nel nostro lavoro, è importante saper funzionare anche durante ad una stagione da 18-0 che va in fumo all’ultimo minuto a Glandale, Arizona. Le tracce delle nostre lacrime non riempiono lo spazio delle colone nei giornali del lunedì e sul sito web.

E’ così che siamo stati allenati qualche decade fa. Siamo stati istruiti a non fare il tifo per la squadra di casa. A consegnare solo la storia e l’analisi.

Così è come funziona anche in altri contesti. Ai giornalisti che si occupano di politica, scienza, medicina, lavoro e relazioni internazionali viene chiesto di mettere i propri ordini del giorno sulla scrivania. Raccontare la storia. Il reporter che segue lo scontro Romney-Obama per le elezioni non dovrebbe essere un fan di nessuno dei due candidati.

Perché si presume che per noi sia differente? Perché i lettori si aspettano – e in alcuni casi, richiedono, che I giornalisti sportive siano tifosi della squadra di cui parlano? Mi meraviglia. Dobbiamo sospendere tutte le regole del giornalismo perché parliamo di sport?

Ho avuto questa conversazione con una donna molto intelligente ad una festa di qualche anno fa. Lei veniva da una famiglia di editori di quotidiani. Ed era stupefatta dal sapere che non tifavo per i Red Sox mentre mi occupavo dei Red Sox.

Fidatevi quando vi dico che tutta questa storia è cambiata. Quando ho iniziato a lavorare negli anni settanta, era OK che i giornalisti sportivi fossero scettici e critici. Non era un crimine contro l’umanità se suggerivi l’idea che i Patriots o i Red Sox non avrebbero vinto il campionato, o che forse non avrebbero servito al meglio gli interessi dei loro tifosi.  Era OK prendersi occasionalmente gioco di Haywood Sullivan o Billy Sullivan.

Naturalmente, internet è una buona fonte di spiegazioni per questa nuova dinamica. Il web da ai tifosi un forum infinito. I tifosi hanno un posto per leggere commenti di persone che la pensano allo stesso modo. E’ come se fosse un’enorme talk show sportivo senza che ci sia un presentatore ad interrompere. Viene fuori che i tifosi amano leggere altri tifosi. E, ovviamente, tutti amano il proprio team. Che sorpresa. Ora si aspettano che anche tutti gli altri amino la loro squadra. E’ un selvaggio west di fanboys.

E così l’industria è cambiata. La tribuna stampa è disseminata di personaggi che lavorano per le squadre o per la lega, o altri tifosi. E disonore alla mosca bianca nella coppa del punch che si permette di interrompere la celebrazione dei fan.

Questi sono tempi buoni per lo sport a Boston. Abbiamo visto otto parate dal Febbraio 2002 e tutti e quattro i nostri team professionistici sono in buone mani. Siamo l’invidia dei tifosi di tutta l’America.

Ma non tutto è sempre meraviglioso ed è OK sottolinearlo ogni tanto. Le opinioni sugli sport non impattano le questioni importanti che toccano le nostre vite. Non si tratta di tasse, aborto, controllo delle armi o la sanità. Si tratta di tecniche di attacco e di difesa. Se abbiamo opinioni diverse su Wes Welker non significa che non possiamo andare d’accordo.

Bill Ballou del Worcester Telegram una volta mi disse, “Se mi sveglio il 3 Gennaio e mi metto il cappotto prima di uscire, non sto facendo il pessimista, mi sto solo preparando perché probabilmente fuori fa freddo.”

Con questo spirito io affermo che i Patriots del 2013 stanno andando verso ad un finale di stagione sfortunato. Vi prego, non prendetelo come pessimismo. E’ solo un opinione. Potrebbe essere sbagliata. Ma davvero non importerebbe se avessi ragione o torto. E’ solo sport. E’ intrattenimento. E’ divertimento. E non cambierà le vostre vite o la mia, sia in un caso che nell’altro.

Qui è possibile leggere l’articolo originale.
Ringraziamo Daniel Shaugnessy per averci concesso la possibilità di tradurre e pubblicare il suo contributo.

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