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Iacopo Barison – Le stelle cadranno tutte insieme

by Gianluigi Bodi

Tanto per andare al sodo e cercare di usare il minor numero possibile di parole vorrei dire che “Le stelle cadranno tutte insieme” mi è piaciuto davvero molto e mi dà quasi fastidio che a scrivere  un libro così bello sia stato un ragazzo così giovane. Ovviamente la questione dell’età è relativa al fatto che i miei anni stanno scappando mentre Iacopo Barison avrà davanti a sè un futuro letterario (magari non solo letterario) folgorante.

Con il suo primo libro, quello Stalin+Bianca edito da Tunué (dicesi in questo caso Vanni Santoni) che aveva già mostrato un parte della bravura di Barison io c’avevo visto già del buono. Considerando che poi il libro era stato inserito tra i libri in odore di Premio Strega, non ero stato l’unico ad averci visto qualcosa di buono. In un’intervista che mi aveva concesso qualche tempo dopo l’uscita della recensione mi era sembrato anche che Barison avesse le idee chiare. Si parlava già di un film tratto dal suo primo libro. C’era sicuramente molta carne al fuoco. C’era il rischio che un giovane scrittore travolto da attenzione e successo si perdesse per strada. Lui ad un certo punto ha tagliato i ponti con i social e si è messo a scrivere. Il risultato di questo eremitaggio è “Le stelle cadranno tutte insieme”.

Temo che per parlare di questo libro dovrò sfiorare le analisi sociologiche che tanto trovo pesanti. La storia raccontata è principalmente quella di tre ragazzi con dei sogni molto grandi. Aria, che dice di parlare con i morti. Danny Bogard che vuole fare strada con la propria immagine e il narratore che vuole diventare uno sceneggiatore. Il libro racconta il prima e il dopo di  questo sogno. Racconta gli inizi in cui tutto sembra meraviglioso e quasi dovuto e poi racconta la convivenza con questi sogni e tutto ciò che è stato necessario abbandonare per raggiungerli.
Mentre leggevo questo libro avevo l’impressione che tutto quello che Barison aveva compresso in Stalin+Bianca fosse esploso. In realtà è molto più probabile che Barison abbia solo iniziato ad esplorare un universo personale.

I tre protagonisti di questo romanzo, come altri diranno meglio di me, sono l’unico prodotto possibile del tipo di società in cui stiamo vivendo. Fin dalle prime battute è chiaro che la vita, così come la vivono, è permeata dall’uso dei social, dalla sovrabbondanza di immagini. Le routine stesse che il narratore si impone sono tarate su un fuso orario americocentrico. Proiettato in avanti verso un mondo costruito di illusioni, di pixel e video in 4K. E sotto un’influenza di questo tipo diviene quasi obbligatorio cercare di diventare immagine a nostra volta. La loro è una vita che scorre parallela a quella che la generazione precedente (forse la mia) ha sperimentato. Sembra essere meno concreta, o forse concreta in maniera diversa, forse semplicemente ciò che la rende concreta si basa su paradigmi e valori diversi.
C’è la sensazione che i tre eroi del libro siano immersi in un vuoto pneumatico che fatica a fornire punti si appoggio. E il fatto che spesso siamo tentati a giudicare negativamente questo tipo di vuoto deriva solo dal fatto che noi in quel vuoto non ci siamo nati.

Barison descrive molto bene un mondo che a volte giudichiamo senza conoscerlo veramente. Lo fa con una scrittura precisa, con dei toni a volte freddi e chirurgici, un’assenza di giudizio che a volte sembra accompagnare l’apatia dei personaggi.

Termino la mia recensione con un paragone. A me i paragoni non piacciono perché spesso sono forzati e spero che questo non lo sia. Mentre leggevo “Le stelle cadranno tutte insieme” non riuscivo a togliermi dalla testa il Bret Easton Ellis di “Meno di zero”. Solo che il modo scelto dai protagonisti per cercare di colmare il vuoto dato dall’assenza di legami genuini in questo caso è meno virato alla violenza. Come se anche la violenza appartenesse quasi completamente (quasi completamente) ad un mondo passato.


Iacopo Barison (1988) è ora in libreria con Le stelle cadranno tutte insieme (Fandango Libri). Ha esordito con Stalin + Bianca (Tunué), presentato al Premio Strega 2015, che diventerà un film per la regia di Daniele Ciprì. Suoi articoli sono apparsi su numerose testate; attualmente collabora con Esquire e SBAM!, il magazine di Jovanotti edito da Mondadori. Il suo racconto Less, Plus è uscito su McSweeney’s, la prestigiosa rivista fondata da Dave Eggers che ha ospitato fra gli altri autori come David Foster Wallace, Stephen King e Zadie Smith.

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