I librai della MarcoPolo

by senzaudio
Libreria MarcoPolo
Oggi siamo capitati a Venezia. In campo Santa Margherita, appoggiata su un angolo dal quale si vede tutto il campo brulicante di bambini, turisti e viandanti, troviamo la Libreria MarcoPolo. Al suo interno ci aspettano tre librai: Claudio, Flavio e Sabina.

Domande

Copyright foto di Marc de Tolleanere

1) Come sei diventato libraio (o Perché hai deciso di aprire una libreria?)
2) Da piccolo cosa sognavi di diventare? Pensi che quello che fai oggi si avvicini in qualche modo a quello che sognavi allora?
3) Che tipo di libraio sei? Quando entra un cliente in libreria lo lasci curiosare tra gli scaffali o tenti di guidarlo con i tuoi consigli?
4) Ci racconti un aneddoto accaduto in libreria che ti ha reso orgoglioso di fare questo lavoro? E uno che ti ha lasciato l’amaro in bocca?
5) Se potessi mettere le ruote alla tua libreria e spostarti in un’altra parte del mondo dove andresti e perché?
6) Cosa pensi che possano fare i librai, gli editori e i lettori per promuovere l’amore per i libri e la lettura?

Risposte dei librai.

Claudio Moretti

1) Per caso. Mai pensato di farlo. Avevo finito la mia precedente esperienza lavorativa ed ero alla ricerca di un nuovo inizio. La MarcoPolo lo è stato.

2) Quello che faccio adesso si avvicina a quello che sogno adesso, su quello che sognavo allora: no comment.

3) Sono un libraio che si adatta ai clienti, i consigli li do a chi li richiede, in maniera esplicita o implicita. Chi è autonomo e sceglie senza il mio aiuto è il benvenuto.

4) Andrei a Berlino, per poter ballare…

5) Non ho memoria per gli aneddoti.

6) Leggere e parlare di libri e coltivare il gusto per la parola scritta.

 

Flavio Biz

1) Sono entrato nella libreria del mio quartiere, ho cominciato a parlare di libri con la persona che in seguito sarebbe diventato il mio socio in questa splendida avventura e, tra una parola e l’altra, ho chiesto: Scusa, mi insegni come si fa a essere un libraio?

2) Da piccolo sognavo di fare il contadino, avere una fattoria piena di animali da accudire ed allevare, vivere in mezzo alla campagna. Se devo pensare a un’unione tra quello che sognavo e quello che faccio, direi: Si semina sempre e si spera che si semini qualcosa di buono.

3) Penso di lasciare sempre tranquillo il cliente. Poi, se il cliente si mostra spaesato, o chiede qualche cons

Venezia Ribelle

iglio, non esito a rispondere (sempre che ne sia capace).

 

4) La nostra avventura è così piena di soddisfazioni e situazioni piacevoli e divertenti che evito di rispondere nel particolare, perché non saprei da dove cominciare e le classifiche non mi piaciono troppo.

5) Andrei in Scozia. Per bere tantissimo e benissimo.

6) Bisogna sempre parlare con onestà e, per quanto possibile, competenza, di libri e della bellezza della scrittura perché dentro i libri ci sono tutte le vite che non avremo la possibilità di vivere, ma che possiamo sentire nostre attraverso la lettura.

Sabina Rizzardi

1) Nel 2010 Claudio (da ora in avanti Frontman), che era già libraio, cercava un aiuto temporaneo per la libreria. Me lo ha detto un’amica, così sono andata. La mia formazione è architettonica e a un certo punto si è spostata verso l’estetica grafica. Mi interessava vedere i libri dal Novecento in poi e il Frontman ne aveva e ne ha parecchi. Dopo dieci minuti di conversazione mi ha detto “Cominci lunedì e mi raccomando, qui i libri non si spolverano”. Allo stesso modo, portato dal vento, è arrivato Flavio (da ora in avanti Biz), è diventato il lettore misterioso per noi, stava in libreria, leggeva e consigliva. Ci siamo avvicinati gli uni agli altri, in silenzio (con poche parole), leggendo con la musica a palla e ridendo tantissimo. È così che abbiamo capito che noi tre siamo meglio di uno e meglio di due, è così abbiamo aperto la Marcopolo così come è oggi. A volte siamo duri, a volte un po’ più morbidi e tra il sogno e la realtà

Foto dell’inaugurazione

ci abbiamo messo un piano preciso e insieme malleabile.

 

2) Non so cosa sognavo di diventare da piccola, forse la veterinaria, ma avevo troppa paura dei cani e quando mi è passata la paura e ho cominciato a vivere con loro, ero già troppo grande per pensare di farlo e stavo già facendo altro. La scrittrice Kim Thuy, quando è stata da noi, mi ha detto una cosa che non mi dimentico mai “Non ho sogni perché sono una donna d’azione”. Ecco, con la libreria e con i miei due Maschi, il Frontman e Biz, a fianco, ho imparato a fare e a essere felice di quello che faccio. Ogni volta che penso che parte tutto dalla lettura, la mia gioia aumenta e aumenta.

3) I clienti preferisco chiamarli lettori; abbiamo molti lettori consapevoli che se la cavano benissimo da soli e lettori che chiedono consigli. La libreria è fatta di case editrici indipendenti che alcuni lettori vedono per la prima volta e succede che si sentano un po’ spaesati; molto spesso noi librai parliamo di libri, ci confrontiamo con un certo calore sulle letture che stiamo facendo in quel momento, i lettori si fermano ad ascoltare, a partecipare e magari la volta dopo chiedono un consiglio e anche la volta dopo ancora. Siamo librai anarchici, ognuno fa un po’ quello che crede davanti a un libro, ci sono anche lettori che ci consigliano libri ed è allora che la libreria diventa dialogo. E poi ci sono anche i cani, quelli veri. Con noi c’è Olympia, il piccolo cane che chiamiamo Mezzalibraia.

4) La cosa che mi rende orgogliosa di fare la libraia è che la libreria è diventata un luogo d’incotro, un luogo permeabile, un piccolo campo (le piazze a Venezia si chiamano così) che si aggiunge a quelli della città, dove le persone si danno appuntamento e tra la scelta di un libro e l’altro se la raccontano; è un luogo di relazione che è andato oltre la funzione per cui è nato. Per questo in libreria ci sono le due PancheRosse, proprio due panche, allo stesso modo che nelle piazze ci sono le panchine. Qualche giorno fa un lettore mi fa: “Non so come chiedere a una ragazza di uscire. Cosa ne pensi se la invito in libreria?” Naturalmente è scattato l’applauso. L’amaro in bocca invece è un sapore che non mi piace, quindi tendo a non conservare episodi meno piacevoli.

5) Le ruote alla libreria le metterei per andare a Los Angeles, questione di clima e di atmosfera metroplitana di cui a volte ho bisogno. E poi anche a Los Angeles c’è Venice, non bisognerebbe nemmeno cambiare il nome della libreria, anzi! Marco Polo in America è un gioco che i bambini fanno.

6) Leggere sempre. Leggere su una panchina per esempio è importantissimo. Leggere all’aperto, vedere la gente leggere. Ce n’è tanta che legge ed è bello vederla mentre lo fa, perché sta nel mondo mentre entra in un altro mondo. La lettura è forse la sola pratica che ci è rimasta per immedesimarci negli altri, tutti gli altri compresi animali e piante, e nelle loro vite. “La cosa più importante nella vita è la letteratura” ha detto un altro scrittore, Jon Kalman Stefannson, davanti a noi librai e ai lettori, durante un incontro in libreria. Mi trovo d’accordo, la letteratura è meditazione e, se non lo è, poco ci manca.

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