Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Con garbo e leggerezza – Incontro con Michael Dobbs

Con garbo e leggerezza – Incontro con Michael Dobbs

by senzaudio

IMG_2419

Quando ci si prepara all’incontro con un  Lord  è facile lasciarsi trascinare nel vortice dell’immaginario collettivo, prefigurarsi un portamento pomposo,  una velata riverenza di memoria regale e, diciamocelo, un po’ di “spocchiosità”.

Quando ci si prepara all’incontro con un Lord  che è anche  scrittore di successo, non c’è immaginario che tenga, si è totalmente impreparati  ed è necessario predisporre l’animo al piacere della sorpresa; ed è esattamente questo quello che ho fatto in occasione dell’incontro organizzato da Fazi Editore , con Michael Dobbs, autore  di House of Cards, ripubblicato proprio da Fazi in contemporanea con la messa in onda su Sky dell’omonima serie. A moderare  la presentazione di House of Cards 2,  Giancarlo De Cataldo, un italiano, un magistrato, uno scrittore, ma soprattutto un esperto, anch’egli,  di giochi di potere.

Come dicevo, la predisposizione alla sorpresa è stata la mia parola d’ordine, predisposizione generosamente ricompensata da Lord Dobbs, uomo  di animo leggero e intuito fino; le sue  risposte  alle curiosità del pubblico appaiono  concepite in leggerezza, la stessa genesi  del romanzo è raccontata come un’epifania improvvisa,   la combo tra la risposta ad una provocazione e un bicchiere di vino a bordo piscina.

IMG_2427

Non solo leggerezza per Lord Dobbs. Se è vero però che la penna di uno scrittore non traccia strade  che non siano state già percorse, il protagonista di House of cards Francis Urquhart  (divenuto poi   Frank Underwood nella serie americana)  non può nascere da un buco nero  ma accoglie necessariamente una buona dose di autobiografismo ed io, ormai guidata da teorie della letteratura, non posso che  ipotizzare quanto Dobbs stia svelando di sé stesso a noi, attenti ascoltatori, quando ci spiega la vocazione  politica come  ricerca di un riscatto personale, un incrocio indissolubile tra aspirazioni pubbliche e private. Quando poi  parla di  sofferenza  mi domando, inevitabilmente,  quale sia la sua:  «Molti politici hanno nel privato una sofferenza che  spinge loro  al riscatto e li ispira sul piano pubblico». Se  aggiungi a tutto questo la funzione taumaturgica  della scrittura il gioco è fatto: la persona che ho davanti  è tutt’altro che “leggera” , semmai  è intenta a praticare esercizi di leggerezza che è cosa ben diversa.

Una letteratura consapevole.  Le sorprese non finiscono qui. Michael Dobbs, lo scrittore un un po’ per caso, il politico dalla penna birichina il cui personaggio «non sembrava avere un presente, figuriamoci un futuro» ha in realtà una fortissima consapevolezza del ruolo giocato  dalla scrittura e dallo scrittore: «Lo scrittore ha un enorme privilegio datogli dalla finzione, può rivolgersi a chiunque e chiunque si fida di lui , diversamente da quanto accade con i giornalisti.». Solo uno scrittore consapevole del proprio ruolo  può, infatti, gioire  di un’intelligente riscrittura della propria opera:  Dobbs definisce  il rapporto  con il network hollywoodiano che ha prodotto la recente serie, idilliaco, una collaborazione professionalmente preziosa non esente  da colpi di genio come  la rielaborazione del  rapporto tra Frank Underwood e sua moglie.

E la politica? Nel romanzo così come nella serie  tutto prende il via da una contrapposizione, dallo scontro tra poteri forti, ed è proprio il conflitto, secondo Dobbs, la chiave della politica, ciò che la anima e infuoca, ciò che, portato alle sue estreme conseguenze, fa dire ad Urquhart/Underwood:  «contrattacca per primo».  A  proposito di politica  non può mancare un consiglio al premier Matteo Renzi (non nuovo agli amichevoli  suggerimenti di Dobbs) al quale il Lord raccomanda:  «indossi gli stivali chiodati che  Margaret Thatcher custodiva gelosamente  e si metta in marcia, un politico non deve essere amato ma rispettato»

IMG_2426

Son trascorse quasi due ore da quando, ancora bagnata dalla pioggerellina romana, ho preso posto in sala. Seduta nel mio angolino, avendo come unica compagna la predisposizione alla meraviglia, me ne vado – seppur con l’amaro sentore che per alcuni la letteratura sia più scorrevole  quando vi si legge esclusivamente di politica – arricchita e appagata . Arricchita da una serie di riflessioni  fresche e stimolanti, appagata dall’ascolto di un uomo  che è  il connubio perfetto tra il peso di una carica pubblica e il garbo della scrittura curativa.

Un Lord che,  con la complicità della finzione,  può (ri)creare un machiavellico personaggio  disposto a tutto,  e rimanere, allo stesso tempo,  un perfect  gentleman.

Commenti a questo post

Articoli simili

Leave a Comment