Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Eppure il vento soffia ancora – Felice di Lernia

Eppure il vento soffia ancora – Felice di Lernia

by Gianluigi Bodi
Felice Di Lernia

Un’antropologia rapsodica

Questo libro mi ha colpito per caso. È entrato nella mia libreria e, di conseguenza, nella mia vita, qualche mese fa, tipo una raffica di vento che entra dalla finestra lasciata aperta per arieggiare e tirar via l’odore della notte. E l’aria ha scosso un po’ le carte, le ha spostate cambiandone l’ordine. Ho lasciato “Eppure il vento soffia ancora di Felice di Lernia” sopra la scrivania per un po’ di tempo, poi l’ho portato in salotto e messo vicino al divano e poi una sera, in questa manovra di avvicinamento, è arrivato il momento di leggerlo e vi ho trovavo…

…vi ho trovato cose che non ero preparato a trovare. Principalmente perché mi risulta difficile (e non è scritto da nessuna parte che io sia invitato a farlo) far ricadere questo libro all’interno della narrativa come viene comunemente riconosciuta. “Eppure il vento soffia ancora” è un’entità multiforme che arriva al lettore in modo diversi.

È, ad esempio, un diario in cui l’autore raccoglie le proprie osservazione sul comportamento umano basandosi sul vivere comune delle persone.
È, per dirne un’altra, un reportage sulla natura dell’essere umano vista dall’occhio dell’autore che, giova ricordarlo a questo punto, è un antropologo.
È anche un modo per buttare su carta sé stessi, per arrivare un po’ più vicini sia alla propria natura, ma anche ai motivi per i quali facciamo quello che facciamo; perché l’autore fa quello che fa e perché lo fa in quel modo.

Sì, lo so, mi sono forse ingarbugliato, ma vi assicuro che leggendo questo piccolo libro di Felice di Lernia verrete a contatto con una quantità di pensieri e suggestioni che difficilmente riuscirete poi a ridurre su carta. “Eppure il vento soffia ancora” (che parte con una prefazione dell’autore in cui, oltre alla canzone del titolo di Pierangelo Bertoli, viene citata anche Rosso Colore e la più famosa “L’anno che verrà”) è, per quel che mi riguarda, un miscela ben riuscita di tutto quanto ho detto prima al quale l’autore è riuscito a dare un taglio narrativo che invita alla lettura, invita ad una lettura lenta, per assaporare e far decantare i continui spunti, ma soprattutto gli sguardi sul comune.

Nato a Trani nel  1963). Antropologo, da oltre venticinque anni si occupa di epistemologia dei sistemi organizzati di cura e delle loro teorie. Per questo motivo, da sempre, osserva e racconta le morfologie famigliari. Ha insegnato Discipline Antropologiche alla Facoltà di Medicina dell’Università di Foggia e tiene lezioni e seminari in Italia e all’estero. Dal 1988 accompagna gruppi e singoli in percorsi autobiografici.

Per Bordeaux nel 2015 ha pubblicato Mio fratello è figlio unico (ma ha molti follower) e nel 2018 ha curato, insieme a Mauro Croce, la pubblicazione di Psicologia della Liberazione di Ignacio Martín-Baró.

Commenti a questo post

Articoli simili

Leave a Comment