Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Eppure c’eravamo tanto amati, Billie!

Eppure c’eravamo tanto amati, Billie!

by senzaudio

Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha avuto una “celebrity crush”, una vera e propria cotta per dei personaggi famosi. Nel corso degli anni, numerosi sono stati i volti noti della musica, del cinema e dello spettacolo che hanno fatto battere il cuore ai giovani dell’intero globo: da Brigitte Bardot ai Beatles (impossibile non ricordare le orde di ragazzine urlanti che con buone probabilità sono diventate calve a furia di strapparsi i capelli), da Leonardo Di Caprio ai più recenti One Direction (su questi ultimi mi permetto di dissentire, ma de gustibus non disputandum est!). Oggi vi racconterò di quella che, nel mio caso, più che una celebrity crush è stata una vera e propria “neverending (e purtroppo anche neverstarting) celebrity lovestory”: Billie Joe Armstrong, cantante e chitarrista della famosa punkrock band Green Day.

La prima volta che mi imbattei nella musica dei Green Day fu nel lontano 1999, in un loro video trasmesso su Mtv (quando ancora trasmettevano musica..). Logicamente, a nove anni, i miei interessi erano ben altri, così mi lasciarono alquanto indifferente, e così fu per cinque anni finché, nel 2004, non vidi, sullo stesso canale, un altro video: tre uomini che passeggiano a braccia conserte, cantando di sogni infranti e solitudine. Era “Boulevard of broken dreams”, loro erano i Green Day, tornati al successo col loro nuovo album dopo un periodo di oblio. Con “American Idiot” la band dava visibili segni di maturità: si era infatti impegnata a raccontare il disagio di un’America sull’orlo del precipizio, governata all’epoca da un George W. Bush parecchio criticato dalla stessa band, descrivendo il prototipo dell’ “americano idiota” rintontito dalla politica e dalla tv. Inutile dirvi che fu subito amore. Acquistai l’album, e ben presto acquistai anche quelli precedenti. Sentivo di aver ricevuto un dono speciale, come se quelle canzoni fossero state scritte apposta per me. Fu allora che  ebbe inizio la mia spaventosa cotta per Billie Joe, per i suoi capelli neri spettinati e le sue cravatte rosse. Ero alla continua ricerca di immagini e poster che lo ritraessero, ed ero terribilmente invidiosa di Adrienne Nesser (la moglie di BJ). Ascoltavo “1000 hours” sognando che Billie l’avesse scritta per me (…beata innocenza!), ma sopra ogni cosa amavo la musica dei Green Day perchè riusciva a leggermi dentro l’anima.

Il mio amore per i Green Day coincise con il mio cambiamento di look, ma soprattutto di gusti musicali; partendo dal punkrock contemporaneo, riuscii infatti a tornare al punk del 1977 dei Sex Pistols, Clash e compagnia bella, e successivamente mi permise di esplorare l’intero mondo del rock, dal quale non mi separerò mai e poi mai. Pertanto, nonostante il triste episodio che vi racconterò tra poco e che segnerà la mia “rottura” definitiva con Billie e i Green Day, sarò sempre loro riconoscente per questo, perchè in ogni modo hanno contribuito alla mia formazione musicale.

Trascorsero gli anni dell’adolescenza: chiusa la parentesi in cui vestivo spesso e volentieri di nero e borchie, adottai uno stile più femminile, ma rimasi sempre legata alla mia celebrity crush. Ogni tanto capitava che qualcuno, conoscendo la mia passione per Billie Joe, lo prendesse in giro davanti a me, magari cambiandogli il nome in “Banana Joe”, o che mi dicessero che i Green Day non sapessero suonare, scatenando vari dibattiti in cui difendevo a tutti i costi la mia amata band.

Col passare degli anni (ben otto!), avevo cambiato look, gusti e idee com’è normale che sia, ma uno dei miei più grandi sogni era sempre lo stesso: vedere i Green Day dal vivo, poter guardare dal vivo gli occhi verdi del mio amato Billie Joe, emozionarmi con la sua “Wake me up when September ends”, urlare con lui durante “St. Jimmy”. L’occasione mi si presentò l’anno scorso a marzo, non appena seppi che i Green Day si sarebbero esibiti a Bologna durante l’I-Day Festival, a settembre. Adesso che avevo l’età giusta e la disponibilità economica per andare ad un concerto lontana da casa non mi sarei certo lasciata scappare l’occasione. Comprai il biglietto e attesi con ansia i sei mesi che mi separavano dalla fatidica data.

Il 2 settembre arrivò, e con lui la mia crescente emozione all’idea di poter assistere, dopo otto lunghi anni di ossessivo ascolto, al concerto della mia band preferita. A Bologna il tempo non era dei migliori, ma né la pioggia né la neve mi avrebbero fermata!

Nel corso della giornata si sarebbero esibite cinque band: All Time Low, Social Distortion, Angels&Airwaves, Kooks e infine i miei amati Green Day, headliner del concerto, ben due ore e mezza di esibizione! Quel che più mi spaventava era di non sapere quale sarebbe stata la mia reazione: avevo sempre detto che, nel momento in cui avessi visto Billie dal vivo, anche ad un chilometro di distanza, sarei svenuta. Tuttavia ero trepidante di conoscere la mia reazione, bella o brutta che fosse. Così attesi che le band finissero le loro esibizioni, in modo da lasciare il posto ai miei tre californiani.

Tuttavia non ebbi alcun modo di conoscere la mia reazione alla vista di Billie, però potei conoscere la mia reazione alla sua…assenza.

Un altoparlante annunciò, all’ultimo minuto, che i Green Day non si sarebbero potuti esibire a causa di un malore del cantante. Billie, appunto. Inutile spiegarvi il perché delle mie lacrime, fatto sta che, tornata a Palermo con l’amarezza nel cuore, scoprii che il malore di Billie era stato causato non da un’indigestione o qualcosa di simile, ma dall’assunzione di droga. È stato un tradimento. Colui che avevo tanto amato, per cui avevo speso una barca di soldi, prima per i cd, poi per il viaggio e il concerto, aveva osato mancare di rispetto ai suoi fans, non solo a me. Pertanto presi una decisione: non avrei più dato corda a chi aveva avuto così poca considerazione per il proprio lavoro, e per tutti quelli che avevano atteso mesi e mesi per quel momento che, considerata la crisi, per molti non sarebbe stato replicabile.

Questa è pertanto la fine della mia celebrity crush. Non ascolto più i Green Day da quasi un anno. Mi mancano, lo ammetto, ma per il momento li terrò lontani dalle mie orecchie e dal mio cuore.  Caro Billie Joe, è stato un piacere, ma è ora di divorziare!

Commenti a questo post

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4 comments

Emiliano Picco 2 Luglio 2013 - 19:20

Ciao Dorotea,
ho avuto la tua stessa esperienza e un po’ mi ero preso male anche io. Nonostante li avessi già visti a Milano qualche anno prima
Quest’anno una parte del mio regalo di natale fu i biglietti dei green day, ci son tornato e ne vale sempre la pena. Bravi bravi bravi.
Peccato per quella carognata.

Ma cambia idea e vai la prossima volta 🙂

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Dorotea Scannella 9 Luglio 2013 - 9:35

Ciao Emiliano!
Penso che prima o poi tornerò ad ascoltarli, sono stata una grande fan dei Green Day per tanti anni e non posso negare che ogni tanto, senza accorgermeme, canticchio le loro canzoni! 🙂 per quanto riguarda andare ad un loro concerto, ci penserò bene, perchè come ben sai è stata una delusione cocente e per una fan incallita come me è stato davvero brutto, considerato che nella mia città non fanno mai concerti simili. Ci penserò su, grazie mille 🙂

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Radio Verso 8 Luglio 2013 - 14:53

Cara Dorotea,
ti invito a leggere l’articolo di Andre Tinti ne “Il Corriere della Sera” sull’esibizione dei Green Day all’Unipol Arena di Bologna. Si intitola “Il concerto delle scuse”. Eccoti un link (anche se l’articolo non è completo) http://on.fb.me/172aOE8.
Non sono mai stato un accanito fan dei Green Day ma purtroppo (o per fortuna) ho una ragazza che ne va completamente pazza. Al concerto io c’ero e, credimi, due ore e mezza a livelli così alti non li ho mai visti. Uno spettacolo allo stato puro. Fu meraviglioso anche 4 anni fa (eh si, ero a Bologna anche per il 21Century tour e lì fu veramente qualcosa di mostruoso! Effetti speciali a non finire, sorprese, Billie Joe in splendida forma).

Un consiglio di vero cuore,
riservati un’altra occasione perchè vedere dal vivo Billie Joe e Co. è una cosa da provare almeno una volta nella vita. Non saranno i Beatles o i Rolling Stones, ma ne vale davvero la pena.

Un abbraccio

Peppe

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Dorotea Scannella 9 Luglio 2013 - 9:38

Ciao Peppe!
Grazie per il consiglio! Ti credo sulla parola quando dici che sono dei grandi performer, l’ho potuto constatare (purtroppo) solo guardando il dvd di “Bullet in a Bible” del 2005, concerto magnifico! Dopotutto, Billie il suo mestiere lo sa fare, la prossima volta però è meglio che si presenti al lavoro! 😀 ciao!

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