Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Elena Biondo – Soli tra le stelle

Elena Biondo – Soli tra le stelle

by senzaudio
Elena Bianco

Un romanzo psicologico travestito da giallo: Soli tra le stelle di Elena Biondo

Soli tra le stelle, l’esordio narrativo di Elena Biondo per Golem Edizioni, è una lettura lieve, un romanzo psicologico travestito da giallo, in cui una trama già intrigante si accompagna a una scrittura fresca, al tempo stesso sbarazzina e delicata.

La protagonista, Angelina Sperpieri, è una trentenne alle prese col passaggio dalle creme antiacneiche a quelle antiaging -«Tutto passa in un attimo, apparentemente fluido come il latte detergente sulla pelle e in quell’attimo ogni decisione che prendiamo traccia un solco»-, la quale ha seguito alla lettera l’unico consiglio professionale che la politica è riuscita a offrire alla sua generazione: si è inventata un lavoro. Dopo aver preso atto che la formazione da psicoterapeuta di per sé non sarebbe bastata a garantirle una parvenza di serenità economica, Angelina ha aperto a Torino uno studio di Psicoastrologia, dove, oltre ad aiutare i pazienti a diradare le ombre dell’inconscio o a restare loro accanto in attesa che passi la tempesta, calcola piani astrali grazie a un’app installata sul computer. Il che le permette di attirare sul lettino coloro che non hanno ancora scelto se confidare in Freud o affidarsi a Paolo Fox, perché «Anziché dire Vado dallo psicologo, alcuni, molti direi, trovano che sia più facile e leggero dire Sai che noi del Capricorno per due mesi abbiamo avuto Urano in opposizione?». 

Lo studio inizia a ingranare e diventa in poco tempo un rifugio non solo per i pazienti ma anche per Angelina stessa, single solitaria che frequenta come unici “affetti stabili” sua sorella e suo nipote. E non è quindi un caso che proprio all’interno dello studio si mettano in moto le macchine narrative di entrambi i filoni investigativi del romanzo: una paziente, Barbara, in terapia perché terrorizzata dal naufragio del suo matrimonio, scompare all’improvviso senza lasciare alcuna traccia, e Angelina lo scopre perché il marito, il professor Gianluca Zinaldi, si presenta da lei in cerca di indizi su cosa sia successo alla moglie; poco dopo Zinaldi stesso trova la morte in circostanze misteriose, e Angelina ne viene a conoscenza durante una seduta con Saverio, ex bodyguard a cui viene chiesto di prendere parte alle indagini.

È il professor Zinaldi, docente di Letteratura inglese e noto critico letterario, il primo personaggio che scatena in Angelina una curiosità tale da indurla a sfidare i confini del setting: la psicologa, attratta dal carisma di quell’uomo tanto glaciale quanto magnetico, va ad assistere a una sua lezione all’università. Ed è ancora soltanto attraverso la conoscenza diretta del professore, di cui legge da sempre le recensioni sui quotidiani, che Angelina riesce a sviluppare “in differita” l’empatia nei confronti di Barbara:

È strano come l’empatia tra cliente e terapeuta quasi sempre scatti all’improvviso e io, in questo preciso istante, sento quello stesso senso di impotenza unito al desiderio di prenderlo a sberle che così spesso ha travolto lei.   

Angelina, in parte per il senso di responsabilità verso la sua paziente, in parte per il desiderio di sfida che le germoglia dentro dalla difficoltà a interpretare una figura complessa come quella di Zinaldi, resta coinvolta in un gioco di specchi che non le permette di eludere il confronto con due personalità fra loro troppo distanti, che, nel tentativo di ritrovare un punto d’incontro, pare si siano perdute entrambe. Luminosa ma concreta tanto da non saper leggere le emozioni lei, oscuro ma travolgente nella maestosità del suo talento lui:

«Ho sempre lasciato a lei la possibilità di scegliere perché conosco la lucidità con cui riesce a valutare e misurare il peso delle cose reali. Io sono diverso, ho bisogno di assaporare le molteplicità della vita e dell’immaginazione, io ho bisogno di volare».

E mentre la protagonista tenta di ricomporre il macabro puzzle, il materiale narrativo si dilata a tal punto da non poter più essere compresso fra le pareti dello studio. Così Angelina decide di partire per un viaggio, per accompagnare – o meglio, indirizzare – il suo paziente Saverio nelle ricerche, portando con sé anche il nipotino a cui deve badare per qualche giorno in attesa che torni la madre, un bambino ossessionato dai planetari e dai giochi a tema astrale. Un viaggio che ci farà percepire tutti i sapori e gli odori del Piemonte, grazie anche all’inversione di rotta linguistica: l’ingresso nella ruvida atmosfera delle Langhe è segnato dal passaggio al dialetto. Un viaggio in cui l’insolito trio si lascia guidare dalle stelle, di cui nessuno, a parte il bambino, sembra fidarsi davvero, e che invece si rivelerà risolutivo proprio grazie ai colpi di scena voluti dal destino, unico deus ex machina di questa storia.

Un viaggio, infine, che disvela la trama investigativa nella sua natura di contenitore di un’esigenza più ampia, che pare qui essere il motore primo e il senso ultimo dell’attività di scrittura: la ricerca dell’alterità in un mondo di monadi spaesate. In un mondo, in altre parole, in cui ci sentiamo tutti “soli tra le stelle”.

Annachiara Biancardino

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