Palma che diventa Palla, Palla che rotola verso il suo destino, acquistano chili, mettendoli tra sé e il mondo, a mo’ di protezione, per rafforzarsi, annettere il mondo, vivere e sopravvivere.
Devo dire subito una cosa a proposito del libro “Chilografia – diario vorace di Palla” di Domitilla Pirro, devo dire che la lingua utilizzata è qualcosa che crea dipendenza. Entri dentro al mondo di Palma senza nemmeno rendertene conto, l’universo scorre attorno a noi, il suo universo e quando ho dovuto riflettere sui motivi per cui io mi sia sentito tanto a mio agio all’interno di questo libro, ho dovuto trarre la conclusione che, al contrario di tanti altri casi in cui l’utilizzo di in italiano dialettale non aveva fatto altro che tenermi distante dal testo, questa volta, l’intercalare, il ritmo diverso dal mio ritmo, dalla mia parlata, mi ha accompagnato tra le righe. Merito dell’equilibrio, dell’alchimia di Domitilla Pirro che è stata in grado dei personaggi e un mondo perfettamente credibili. Un mondo che, pur leggermente sfasato rispetto al mio, sono riuscito a riconoscere e mi ha fatto sentire a casa.
Basterebbe questo secondo me per decidere di leggere “Chilografia”, ma a mio modesto parere c’è dell’altro. La lingua è un buon punto di partenza, ma se la storia non regge, non racconta nulla, non regala, è una storia che non funzione, è inutile. La storia di Palma/Palla e della sua famiglia, della madre incastrata in un amore che non sa nemmeno se ha mai voluto, della sua ribellione e della sua nuova vita, la storia della sorella Clara che è una storia di repulsione e attrazione, ammirazione e odio per la sua perfezione, la storia degli avi, degli amici, tutto contribuisce a fare la fortuna di questo libro.
Il peso è, in questo libro, il fulcro della narrazione. Palma che prima si isola e si nasconde, quasi come un hikikomori e che poi dal suo rifugio intravede quella che sembra essere una luce. Ma anche una luce più generare dolore sarà quindi il cuore di Palma, quell’organo pulsante che riuscirà a trarla in salvo.
Ci sarebbero da aggiungere due parole sulla copertina scelta dall’editore Effequ, una copertina che mi lascia piacevolmente colpito. Se avete visto le immagini sul web sappiate che dal vivo quel cuore estrapolato dal suo contesto naturale fa ancora più effetto.
Domitilla Pirro (1985) è giornalista pubblicista iscritta all’ODG di Roma e direttrice creativa di Fronte del Borgo alla Scuola Holden di Torino. Con il racconto Sote’ ha vinto la quinta edizione del concorso letterario 8×8 organizzato da Oblique Studio; suoi racconti sono usciti su «la Repubblica», «Linus», «Playboy», «minima&moralia», abbiamoleprove.com e in Brave con la lingua (Autori Riuniti). Insieme a Francesco Gallo crea e anima “Merende Selvagge – mica la solita storia”, progetto didattico-narrativo per umani di varie dimensioni. Domitilla è rappresentata da Oblique Studio.