Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. La crisi Occidentale: la morte della cultura

La crisi Occidentale: la morte della cultura

by senzaudio

“Sono l’impero alla fine della decadenza”.Asseriva , con vigoria stentorea , qualche anno fa’ Paul Verlaine. Sintetizzando un diffuso sentimento di disfacimento della società coeva. Erano le ultime luci dell’800. Già potevano avvertire ,i più acuti, le avvisaglie della guerra. L’antagonismo dei popoli. Le lotte intestine all’europa dovute alla tensione dell’espandersi. Inutile nascondere il parallelismo con l’oggi. Anche oggi ci si trova dinnanzi ad un sentore decadentista. Anche oggi sembra di sentire gli ultimi gemiti della società occidentale.

East-West-road[1]

E se pure non si vuole essere tanto tranchant, non si potrà, di certo, negarne la crisi imperante.Sconvolgente. La più distruttiva, che la contemporaneità abbia mai dovuto affrontare.Difatti non si è solamente dinnanzi ad una nera e pestifera crisi economica.E’ in discussione il primato occidentale. Il nord del mondo rischia di non essere più tale. Di non essere più al centro, là dove si era messo da sé nel corso dei secoli. Squassato dalla precarietà. Assediato dal debito. Dal terrorismo e dalle guerre. Agonizzante. Tenta di difendere antichi privilegi. Invece di evolversi di aprirsi verso il resto del mondo, unico angusto pertugio verso la salvezza, si riscopre conservatore. Reazionario. Proibizionista. Lo stato economico, di certo, ha avuto una parte rilevante in questo processo di disfacimento. La crisi,infatti, che non è di sovrapproduzione, ma strutturale, demolisce i principi su cui si era basto il sistema produttivo occidentale.

img1024-700_dettaglio2_Boia-Isis-John-il-britannico

Ha messo in ginocchio la finanza. Distruggendo intere economie. Dando l’idea di quanto l’industria improduttiva sia divenuta, negli anni, ipertrofica e sregolata. E’ riuscita ad affamare l’occidente, mostrandogli le estreme conseguenze, denunciate qualche anno fa’ da Krugman e prima ancora a gli albori dell’economia di capitali da Simonde de Sismondi, di quel capitalismo,in cui per anni si è crogiolato senza curarsi di nulla. Tuttavia non è a questo che si limita il decadimento. Non è solo una decadenza economica. Tutt’altro. Si è, innanzitutto, dinnanzi ad una crisi di stampo identiario-culturale. Ed è qui che affondano le radici del disfacimento della società contemporanea. Nella mancanza di identità e di cultura. Un accento va, per forza di cose, posto sulla parola identità, che non è e non può essere intesa nell’accezione in cui viene comunemente imbrigliata dai politici e pensatori coevi. La politica nazionalista la ghermisce, la rapisce e la tiene prigioniera nei suoi scopi. Nella sua dialettica capziosa e prevaricante. L’identità non è attanagliata o messa in pericolo dalla società multietnica.

tempio-di-poseidon

Nè è qualcosa di esclusivo, ma, semmai, l’esatto opposto. L’identità è inclusiva. Viva. Organica. Si alimenta di contaminazione. Non è l’Islam a assottigliare la cultura e il sentimento identitario occidentale. L’occidente sta decostruendo se stesso. Si assiste ad un’auto-decomposizione. Un suicidio. Si è scelto di far regredire tutto nell’ottica del profitto, di generare un sistema svuotato di valori. Più mercificatore che nichilista. Il nichilismo è, infatti, la morte delle ideologie. L’uccisione degli idoli, che Nietzsche annunciava trionfante dal pulpito della “Gaia Scienza”. La mercificazione è, al contrario, lo svilimento. L’annullamento del sistema valoriale. L’azzeramento dell’umanità. Lo svilimento delle attività culturali. Artistiche. La morte della cultura, ed in sintesi la morte della società progredita. Infatti essa è, e non può non essere, prodotto di una civiltà avanzata. Sviluppata. Come già evidenziava la lezione aristotelica. L’occidente in decadenza ha perso, prima ancora della solidità economica, la sua base culturale artistica. L’ha immolata in nome di una società consumistica e globalizzata, che, invece, di essere scambio di culture è non cultura. E’ la morte delle identità. Dunque dell’occidente stesso. Ed è fisiologico, che, in tale prospettiva, esso risulti indebolito e alla completa mercè di popoli connotati da una forte appartenenza etnico-culturale.

libyan-rebels

Per questo trema di fronte a ISIS, che, peraltro, nasce dalle orride campagne imperialistiche occidentali. Perché incarna l’unità identitaria. Mette in luce tutta la fragilità dell’occidente. Ferito. Disunito. Lacerato. Ciò, che è più grave, è che, in tale situazione, nessuno sembra trovare e neppure cercare una soluzione, la quale non si risolva in un becero e chiuso conservatorismo. E’ questa l’innovazione tanto sbandierata? Sembrerebbe, al contrario, di seguitare a traccheggiare in un circolo vizioso. A sbattere in un vicolo cieco.

Commenti a questo post

Articoli simili

Leave a Comment