Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Anna sta coi morti – Daniele Scalese

Anna sta coi morti – Daniele Scalese

by Gianluigi Bodi
Daniele Scalese

By Stefano Bonazzi

Scrivo queste parole mentre fuori piove da giorni. Il cielo non smette di piangere, il vento spezza i rami che intasano i corsi d’acqua, l’umore è funesto attorno e dentro le pagine ma ad Anna queste cose non importano: di pioggia e lacrime non sa che farsene. 

Anna è furiosa, delusa, di certo non arresa. Il responso è arrivato senza lasciare spazio a fraintendimenti: nessuna aspettativa a lungo termine, nessuna speranza di remissione da una leucemia linfoblastica acuta, nessuna riduzione della pena per lei che davanti al bivio della scelta non ha esitato. Si potrebbe tentare con la chemio, le hanno detto, imbottirsi di veleno per combattere il veleno ma Anna da un paio di settimane aspetta un bimbo e questo complica ogni cosa. Rischiare di perdere la nuova vita che porta in grembo per salvare la sua non è un’opzione che vuole prendere in considerazione. La sua decisione è categorica e non ammette discussioni, neppure quella con Enzo, il compagno che ha dovuto darle l’infausta notizia e che ora dovrà sostituirla nel suo lavoro di tecnico d’obitorio. 

Stare di sotto con i morti, dunque, come Anna ha fatto per anni, tra mura asettiche e corpi rigidi, quasi un conforto rispetto all’appartamento in cui aleggia il fardello dell’infame malattia. 

In quest’epopea del cedimento Enzo è la spalla e il punto di vista. Colui che racconta e nel mentre si racconta. Del ragazzo apprendiamo il passato, l’abbandono del padre e la morte prematura della sorella, i flashback dei primi incontri con la compagna, schegge di ricordo che ne tratteggiano un’identità sensibile, vulnerabile, imperfetta al pari di chiunque si trovi improvvisamente al cospetto di una cosa tanto grande. Nel susseguirsi delle pagine il punto di vista di Anna è un bisturi italico che squarcia la prosa. 

Scalese è bravo a raccontare gli spigoli acuminati di un rapporto costretto al confronto continuo. Muoversi tra le vite di Anna ed Enzo è come camminare in un pavimento di specchi infranti, ci si può ferire in ogni momento e ogni appiglio apparente può rivelarsi una frana. In questo compromesso al naufragio, la voce dell’autore rivela una ferocia chirurgica che fa leva su frasi brevissime e pagine che si risolvono in pochi paragrafi, ancora una volta la parola si fa strumento di incisione, eviscerazione, analisi.

«La vita è ciò che facciamo per noi mentre lei fa qualcosa di noi e sott’acqua non puoi chiederti perché stai annegando, ma come tirarti fuori.»

Riduttivo sarebbe però ricondurre il tutto a un mero elogio della malattia: se a pensar di libri neri infatti la mente corre subito a quell’Everyman di rothiana memoria, in cui si delineava un completo almanacco del degrado fisico, nell’opera di Scalese l’indagine verte più sul piano psico-sociologico, aprendosi a spunti di riflessione estremamente attuali. Un dolore che abbatte le barriere dell’anonimato domestico per diventare quindi messaggio collettivo, in questo Anna troverà rifugio, prima con la creazione di un profilo pubblico che riceverà l’attenzione di moltissimi iscritti, in seguito partecipando come ospite di un programma televisivo. Nel mentre, assistiamo a una sofferenza opposta, quella di Enzo, affrontata nel silenzio della sala mortuaria, sotto l’effige di occhi sigillati e bocche cucite le cui presenze sono testimoni di altri perturbanti segreti.

Leggere le parole di Scalese dà l’impressione di muoversi dentro una sequenza di stanze asfittiche, stranianti, la cui luce si rivela attraverso fessure minime, riconoscibili solo dopo aver abituato l’occhio a un’oscurità perenne. Ci vuole piglio fermo e una buona dose di coraggio per affrontare certi spauracchi. Le stesse spalle robuste che son dovute servire all’autore per prendersi in capo una clessidra tanto ingombrante, il cui vetro infranto costringe ad affrettarsi per raccattar ogni granello e farne tesoro, prima che il vento spazzi via tutto.


Daniele Scalese nasce a Taranto e vive a Milano. Ha pubblicato due romanzi (Le streghe, Virgilio, e Non desiderare la roba d’altri, Porto Seguro) e racconti per Risme, Gradozero, Sulla quarta corda, La Repubblica, Lorem Ipsum.

Commenti a questo post

Articoli simili

Leave a Comment