Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Alessandro Tuzzato – L’inutilità dei buoni

Alessandro Tuzzato – L’inutilità dei buoni

by Gianluigi Bodi
Alessandro Tuzzato

Ho concluso il libro e mi sono chiesto: per quale motivo mi è piaciuto “L’inutilità dei buoni” di Alessandro Tuzzato?
Certo, è uscito con un ottimo piccolo editore come Divergenze.
Certo, è arrivato in finale alla ventottesima edizione del Premio Calvino che, in quanto a autori esordienti, non penso abbia molti rivali in Italia.
Tutte risposte plausibili, ma nessuna di queste risposte riusciva a colpire nel segno.
Poi ho avuto una rivelazione.
Il motivo per cui questo libro mi è piaciuto ha a che fare con il fatto che a un certo punto mi sembrava di essere seduto al bancone del bar ad ascoltare un amico, un fratello. Esatto, un fratello. E’ nato un senso profondo di fratellanza tra me e il personaggio di questo libro.
Abbiamo di sicuro, io e i personaggi di questo libro, delle vite diverse, ma quando a un certo punto l’io narrante racconta la reazione dei genitori di fronte a una grande opportunità, mi sono sentito solidale. Ho sentito di capirlo e quando capisci la voce di un libro allora quel libro è stato scritto un po’ anche per te.

Ci sono personaggi frantumati nel libro di Alessandro Tuzzato. Personaggi che non possono dirsi completi a causa delle perdite che portano con sé.

Bruno, incapace di relazionarsi in modo sano con gli altri, lacerato dalla tensione di due opposte forze; da un lato è convinto di vivere in un mondo di egoisti, dall’altro, proprio da loro cerca l’approvazione che tanto brava, ma che sembra sempre un passo più in là, mai completamente a portata di mano.

C’è poi la forte presenza di Roberto, un uomo con dei disturbi della memoria che non gli permettono di trattenere nulla, che cerca di riempire il vuoto che lo spaventa con la forza delle ossessioni, con la ripetizione compulsiva dei rituali, quasi a farli diventare una preghiera contro l’oscurità che lo avvolge. Per qualche motivo che dovrò affrontare mi sono sentito molto vicino a Roberto, il suo vuoto lo capisco benissimo e capisco pure la necessità di riempirlo, di annientarlo, magari con delle routine meno ossessive ma che hanno solo lo scopo di farti passare da un giorno all’altro.

Ne “L’inutilità dei buoni” Alessandro Tuzzato riesce a intrecciare le storie, le esperienza delle voci che raccontano, in modo che a me è sembrato estremamente onesto. Non c’è mai la volontà di deridere queste persone, forse nemmeno di compatirle, ma di mostrarle in tutto il loro essere unici e di valore.

C’è dunque una particolarità di questo libro che non trovo molto spesso. Ho avuto l’impressione che l’autore mi conoscesse, che scrivesse di me, che mi avesse spiato per anni e poi gli fosse venuta voglia di usarmi come personaggio del suo libro. Non ho ancora capito come mi faccia stare questa cosa.

Alessandro Tuzzato insegna Italiano e Storia al I.I.S Levi-Ponti di Mirano, in provincia di Venezia. Ha vissuto per anni in California, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Letteratura italiana alla Stanford University. Con L’inutilità dei buoni è arrivato in finale alla ventottesima edizione del Premio Italo Calvino.

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