Pare che Oscar Wilde abbia detto “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about” che poi, tradotto nella nostra lingua diventa il famosissimo detto “Bene o male purché se ne parli”.
Io non sono mai stato molto d’accordo con questa massima, o meglio, ritengo che sia applicabile in alcuni settori e non in altri. Ad esempio, credo che nel mondo dello spettacolo, spesso si sposi questa linea di pensiero. E’ meglio che parlino male di me, che comunque mi mettano sulle prime pagine dei giornali e mi facciano diventare un personaggio vendibili piuttosto che mi lascino marcire nell’oblio causato da una vita morigerata e tranquilla. L’esempio positivo non crea lo stesso seguito degli esempi turbolenti.
Ora, io mi accingo a parlare di Balotelli e mi rendo perfettamente conto che così facendo rientro, mio malgrado, all’interno di questo giochetto secondo il quale, nel momento in cui ne parlo, contribuisco ad elevarlo di un gradino rispetto agli altri.
Correrò il rischio.
A me Balotelli come persona non piace.Specifico. Siccome non conosco il Balotelli persona non mediatica, mi limito a dire che il carattere che ha il Balotelli persona mediatica non mi piace. Ma ormai in Italia siamo diventati talmente tanto ipocriti e abbiamo la coda di paglia talmente tanto vistosa, che se dico che Balotelli non mi piace vengo automaticamente tacciato di essere razzista o di tifare una squadra che non sia il Milan. Ora, è pur vero che non sono un tifoso milanista, ma è altrettanto vero (e a voi chiedo di fare un atto di fede) che non sono razzista. Non porterò come prova le classiche frasi che si sprecano nei salotti buoni: il mio migliore amico è di colore, ma io ai marocchini al semaforo do sempre un euro, ma se mia figlia volesse sposare un Pakistano non avrei nulla in contrario, etc etc. Non sono giustificazioni necessarie. Non sono razzista, punto e basta.
Ma Balotelli continua a non piacermi e penso di avere il diritto di dirlo a prescindere dal colore della sua pelle che, in questo contesto, non aggiunge e non toglie nulla.
Reputo Balotelli uno degli attaccanti più forti in circolazione e sono davvero convinto che abbia possibilità di vincere il pallone d’oro (d’altronde i tanto amati dalla stampa Messi e Ronaldo non vivranno in eterno). Io non lo critico da un punto di vista calcistico, sono convinto che il Milan, riportandolo in Italia a quelle cifre abbia fatto un colpo di mercato eccezionale dimostrando tutta l’abilità della dirigenza. Si sono infilati in una crepa tra giocatore e società City e l’hanno sfruttata. Chapeau!
Però è innegabile che il carattere focoso di Balotelli stia nuocendo alla sua carriera. Non gli permette di spiccare il salto definitivo verso l’olimpo dei grandi.
Ci sono forse solo pochi di noi a cui interessa davvero che accanto ad una elevata professionalità ci sia una dimostrazione di carattere ineccepibile. Ed è forse un problema che si può porre un padre quello di volere per il proprio figlio che gli esempi che ha dal mondo sportivo (per prenderne giusto uno che ai bambini piace molto) siano esempi positivi. Certo, è compito dei genitori filtrare e far comprendere quali sono le strade da seguire e quali no ma, se improvvisamente la cresta alla Balotelli diventa di dominio pubblico, qualcosa che va preso attentamente in considerazione c’è.
Se entrate in uno stadio e qualche tifoso (il numero non è importante) inizia a cantare “Se saltelli muore Balotelli”, questo non è razzismo, questo è l’abisso della stupidità umana.
Se sentite cantare “Non ci sono negri italiani” questo è l’abisso aggravato dal razzismo.
Se sentite imitare le scimmie, se vedete un lancio di banane, questo è razzismo, del più becero.
Se sentite dei “BUUUUU” questo non è razzismo, questo è il tipico tifo contro degli stadi dove a volte si preferisce tifare contro gli avversari e non a favore della propria squadra. Questo è un problema di natura calcistica e, in più, è anche una questione di paura. Quando la palla va a Balotelli il tifoso avversario spesso se la fa sotto, perché, come già ho scritto, Balo con la palla è davvero bravo, ogni azione è potenzialmente pericolosa.
Lascio ad altri decidere se sia il caso o meno, in presenza di gesti evidenti di barbaro razzismo, di lasciare il campo a metà partita. E’ una discussione che trovo profondamente sterile e per la quale non nutro alcun interesse.
Credo però fermamente che gli esempi che ho fatto vadano tenuti distinti, non è possibile ricoprire tutto con palate di ipocrisia. Non è che adesso un tifoso che contesta Balotelli deve per forza essere razzista. Inoltre, Balotelli è un ragazzo irrequieto, attira i giornali come pochi. Su di lui ci sono storie che raccontano di figlie non riconosciute, notti di fuoco con soubrette e pornostar, scacciacani, fuochi d’artificio esplosi in casa e tanto altro. Balotelli, in campo, fa fatica a farsi amare dai tifosi della propria squadra, figuriamoci da quelli della squadra avversaria.
In parole molto povere in modo che sia chiaro il mio pensiero. Se si parla di epiteti razzisti nei suoi confronti (e nei confronti di qualsiasi persona di colore, qualsiasi persona del sud Italia, di un’altra etnia etc etc) io credo che la cosa vada condannata senza mezze misure. Il razzismo va sempre estirpato con forza. Se si tratta di questioni prettamente calcistiche allora anche il giocatore ha la sua parte di “colpe” che non possono giustificare comportamenti deviati, ma che andrebbero individuate e condannate allo stesso modo in cui si condannano i cori a sfondo razzista. Gli atteggiamenti da superuomo che ha sono negativi e rischiano di fungere da benzina sul fuoco e lo stadio è l’ambiente più favorevole all’esplosione di incendi devastanti. E’ un discorso molto delicato da affrontare. Non si possono giustificare i comportamenti incivili da parte della massa, ma si può analizzare la situazione cercando di capire quale sia stato il combustibile, quale il comburente, cosa abbia scatenato la scintilla che ha fatto esplodere l’incendio. Non ci si può limitare a dire: eh, vabbè, ma se lui continua a zittire il pubblico, prima o dopo uno che lo bastona lo trova. Non funziona così perché altrimenti qualcuno utilizzando lo stesso ragionamento potrebbe dire: guarda come va in giro vestita, vuoi che prima o dopo non le capiti qualcosa di male? Senza pensare minimamente che ognuno è libero di esprimere la propria personalità e il proprio gusto anche nel vestiario. L’affair Balotelli è complesso in tutte le sue componenti, mi aspetterei che in uno stato civile la gente avesse gli strumenti necessari per smontarlo e andare in profondità invece che limitarsi a rimanere in superficie. Balotelli Vs. Tifosi sembra l’ambiente perfetto per giocare al gioco dello scaricabarile.
Non tutto quello che circonda Balotelli è razzismo, ma sembra che lo sport preferito dei media sia quello di far passare il messaggio che se ci si rivolge a lui in una determinata maniera allora è solo perché ha la pelle nera. E’ triste pensare che poi ci siano persone che a questo messaggio credano veramente, abbassando ad un livello bassissimo la soglia della propria intelligenza. Io non ho nessuna difficoltà a considerarlo italiano come me, non ho nessuna difficoltà ad ammettere che un giocatore con la sua potenzialità farebbe comodo alla mia squadra, ma altrettanto con facilità ammetto che i suoi problemi caratteriali mi impediscono di considerarlo un elemento positivo per l’educazione della generazione attuale.
L’obiezione che mi può essere mossa è che può comportarsi come vuole e che non è di certo un problema mio. Su questo sono pienamente d’accordo a metà (.cit). E’ pur vero che lui ha diritto a comportarsi come vuole nel limite del lecito, ma allora qualcuno sta sbagliando nel far passare il messaggio che alla fine tutto viene perdonato. Prandelli dice che il ragazzo va protetto, protetto da cosa? Da chi? Da sé stesso? Dalle cattive influenze? Allora chi protegge mio figlio dai messaggi diseducativi che subisce quotidianamente? Ce la posso fare io? Io come gli devo spiegare che un ragazzo che ha successo, fama e soldi sta facendo il possibile per buttare al vento tutto? Come posso spiegargli che quell’aggressività che mette in campo è profondamente sbagliata se non si realizza dell’atto agonistico puro ma prende la forma di atteggiamenti scorretti e privi di qualsivoglia valore sportivo?
Non conosco l’infanzia vissuta dall’uomo Balotelli, ma posso spingermi ad immaginare che non sia stata facile e che una certa aggressività possa essere dovuta a momenti poco piacevoli vissuti da bambino. Ora però le cose sono diverse. Giochi nel Milan, che per inciso non è la squadra più scarsa del globo, guadagni una botta di milioni all’anno, sei un uomo immagine, sei circondato da belle donne. Se inconsciamente ti scagli ancora contro a quei quattro cretini che ti creavano problemi quando eri piccolo e che magari ora fanno gli impiegati, i muratori, i dirigenti d’azienda, se ancora cerchi rivalsa e vendetta nei loro confronti stai sbagliando.
Ma poi chi sono io per fare una critica a Balotelli? Non sono nessuno. Però vederlo comportarsi come se fosse Dio, come se tutto gli fosse dovuto, non mi provoca invidia (come molti diranno), mi fa tristezza. Sono triste per lui, che magari è contento di come gli vanno le cose. Io spero che ad un certo punto abbia un’epifania e che riesca a raggiungere un certo equilibrio, spero che si calmi, spero anche che i media la smettano di santificarlo e dannarlo ogni giorno.
Comunque, interpretando un pensiero comune a molti di voi, probabilmente mi devo solo fare i cazzi miei, cercare il più possibile di tenere mio figlio lontano dai guai e lasciare che i cerini brucino di una fiamma intensa, ma breve.