Il 2013 calcistico si era aperto con la famosa protesta di Boateng nell’amichevole Pro Patria-Milan, nella quale si erano registrati gli ennesimi ululati razzisti nei confronti del giocatore di colore. Si era parlato di tolleranza zero dopo questo episodio, salvo poi avere la stessa situazione una settimana dopo in Lazio-Cagliari, vittima il calciatore Ibarbo.
L’ultima grande dimostrazione della pochezza di cultura sportiva è stata data a Lecce, dopo lo spareggio col Carpi per approdare in serie B: la squadra di casa perde, si scatena il finimondo. Arriviamo a 10 feriti, alcuni sono stewart; è stata incendiata un’auto della polizia; gli scontri sono stati durissimi. Ricordo che dopo la morte dell’ispettore Raciti in seguito a un sanguinoso derby tra Catania e Palermo, lo Stato in collaborazione con il mondo del pallone aveva promesso di debellare ogni sorta di forma di violenza collegata al mondo del calcio, indipendentemente dal fatto che la violenza fosse dentro o fuori lo stadio. Così non è stato: c’è una certa incapacità dello Stato a far fronte a questo problema. Sono state inutili le invenzioni della tessera del tifoso, i tornelli all’ingresso dello stadio, i biglietti col nominativo: tutte cose che non sono servite. Perchè? Perchè le leggi che abbiamo non sono adeguate a far fronte alle situazioni, e quelle che abbiamo vengono puntualmente non applicate. E’ davvero inutile, e anche illogico, che le sanzioni previste in seguito a cori razzisti o atti di violenza siano ridotte a un’ammenda per la società (che poi non c’entra niente col tifoso balordo) o magari alla squalifica del campo o di un settore delle tribune. Così vengono colpiti anche i tifosi veri, quelli che vanno allo stadio solo ed esclusivamente per sostenere i propri colori. Vengono colpite le famiglie, i bambini che non possono più guardare da vicino i propri idoli. E’ così difficile identificare i colpevoli, con i mezzi e la tecnologia attuali? Penso proprio di no. In Inghilterra la situazione era molto più drammatica della nostra, soprattutto negli anni ’80: oggi guardano la gara a due metri dal terreno di gioco, con una compostezza da fare invidia. Sembra stiano a teatro, quasi quasi non fanno trapelare manco l’emozione per un gol o una giocata spettacolare. Perchè? Semplice: ci sono le leggi adeguate, e vengono puntualmente applicate. Gli stadi addirittura prevedono nella parte sotterranea delle camere di sicurezza, proprio per attuare nell’immediato tutte le misure in caso di atti violenti. I posti numerati vengono rispettati, ci sono telecamere dappertutto. Ricordo un Celtic-Milan, con invasione di campo di un tifoso che, passando dinanzi a Dida, lo toccò sul viso: quel tifoso è stato radiato a vita dagli stadi. Punizioni esemplari, pene severe, ma soprattutto individuazione dei colpevoli: se noi non riusciamo ad avere una cultura sportiva, allora lo Stato deve assolutamente insegnarcela. Con le buone, ma soprattutto con le cattive. Poi non lamentiamoci se il calcio italiano sta attraversando un periodo di crisi, con un’involuzione senza precedenti: non abbiamo una cultura di sport, non possiamo praticare degnamente lo sport.
1 comment
Solito discorso…
In Italia manca controllo e giustizia (equa)..
Comunque i tifosi inglesi dicono anche che quello che c’è ora li non è tifo ma una roba poco bella.
Di sicuro ci vuole più controllo.
Le sanzioni dello juventus stadium ci stanno, ma che Napoli non prenda più multe di TOrino è assurdo