Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. E se il guantaio fosse stato un conte?

E se il guantaio fosse stato un conte?

by senzaudio

La questione omerica la conosciamo tutti, più o meno. O perlomeno dovremmo, anche solo per sentito dire – ricordate quella vocina di sottofondo che ha allietato le vostre mattine per almeno un paio d’anni di liceo? Quella era la vostra professoressa di letteratura che, instancabile, continuava a ripetere che in realtà il poeta cieco, il grande Omero, autore dell’Iliade e dell’Odissea, forse non era mai esistito.

Bene. Non certo un dramma esistenziale, almeno per la maggior parte di noi.

Ma cosa ne pensereste se vi dicessero che lui non è l’unico scrittore “fantasma”?

Già, perchè William Shakespeare, il geniale scrittore teatrale del Seicento inglese, forse potrebbe fargli compagnia.

Per comodità i critici letterari hanno diviso i dubbiosi della veridicità dell’identità di Shakespeare dai credenti dividendoli in due filoni: gli Stratfordiani e gli Anti – Stratfordiani.

I primi sarebbero coloro che sostengono che si, sarebbe stato proprio l’umile guantaio di Stratford Upon Avon a scrivere quelle opere meravigliose che continuano ad esser messe in scena tutt’oggi – con alcuni rifacimenti che, guantaio o no, lo farebbero rabbrividire, peraltro – mentre tra i secondi abbiamo quelli che non riuscirebbero proprio ad accettare l’idea che possa esser esistito un uomo di così bassa condizione sociale e alto cervello ed inventiva, almeno a quell’epoca.

James Shapiro, professore di Letteratura Inglese e Letterature Comparate alla Columbia University ha pubblicato nel 2010 un volume dal titolo Contested Will: Who Wrote Shakespeare? nel quale si tenta per la prima volta di ricostruire il susseguirsi delle teorie di questi ultimi, tra le quali ovviamente quella oxfordiana, la più famosa ed intrigante.

Elaborata da Thomas Looney, questa vedeva l’autore dei lavori teatrali essere in realtà Edward de Vere, diciassettesimo conte di Oxford: una teoria assurda, per molti motivi, ma che vale la pena di essere ricordata perchè un suo grandissimo fan fu Sigmund Freud.

 Si si, proprio quel Freud. Come è possibile che uno scienziato del suo calibro si sia fatto abbindolare da una teoria che faceva acqua da tutte le parti? Semplice, in realtà: per invidia.

 Freud sosteneva che era impossibile che un uomo che non avesse fatto parte di determinati ambienti potesse poi narrare storie talmente realistiche: come avrebbe potuto elaborare la psiche dei suoi personaggi in un modo così certosino, così straordinario – così realistico – avendo avuto tutto di seconda mano? Se fosse stato così allora William sarebbe stato il primo e vero scopritore della psicanalisi, e non lui, Sigmund.

La mente di Freud era schiacciata dall’angoscia (dell’influenza) e nulla avrebbe potuto fargli cambiare idea: Shakespeare in realtà non era mai esistito.

E voi? Siete con lui o no?

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