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Ucraina, Russia e stringhe arcobaleno

by senzaudio

A cura di: Graziano Carugo Campi

Tutti i media parlano oggi della crisi tra Russia e Ucraina. Vediamo quali sono i punti cardine di questa crisi:

1 – Il debito Ucraino.
L’Ucraina deve 1,8 miliardi di dollari a Gazprom, ente che si occupa di fornire gas al paese ex sovietico (e a mezza Europa). L’Ucraina non vuol pagare, o meglio non può pagare, perchè di fatto è quasi in default: nel biennio 2014-2015 servono 35 miliardi di dollari di aiuti per sopravvivere (e manovre correttive pesantissime).

2 – I Rapporti con la Russia
Gazprom vende all’Ucraina gas “scontato” del 30%. Da poco è stato congelato un prestito da 15 miliardi di dollari, concordato a dicembre, che avrebbe permesso un minimo di stabilità economica a Kiev. Una dipendenza sostanziale, a cui si aggiunge il fatto che Mosca è il principale mercato di sbocco dei prodotti Ucraini.

3 – I rapporti con l’Europa
L’Unione Europea non può permettersi di accogliere una nazione praticamente in default, avendo già faticato a resistere alla crisi di paesi come Italia, Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda. Un “piano Grecia”, imposto a una nazione che nell’UE non è ancora entrata è praticamente il viatico per un “no” plebiscitario all’Unione.

4 – I rapporti con gli USA
Un quarto del debito pubblico Ucraino è in mano a società di investimenti americane. Fin dal dissolvimento dell’Unione Sovietica, Kiev e Washington hanno iniziato a flirtare, con gli americani desiderosi di avere un alleato alle porte di Mosca e gli ucraini pronti ad usare queste lusinghe per “ammorbidire” le pretese russe in campo economico. Sono documentati sin dalla rivoluzione arancione del 2003-2004 i rapporti stretti tra USA e i gruppi Ucraini contrari agli accordi con la Russia.

5 – Il Fondo Monetario Internazionale
Chi tiene i cordoni della borsa, ha promesso 4 miliardi di dollari (contro i 15 russi) in cambio del raddoppio del prezzo del gas e dell’elettricità per l’industria e le case, della rimozione del divieto alla privatizzazione dei terreni agricoli,  di una profonda revisione delle partecipazioni statali, di una svalutazione della moneta e di tagli all’assistenza sanitaria. Una manovra lacrime e sangue che non porta benefici alla popolazione già in rivolta per i pesanti tagli che si trova ad affrontare oggi.

6 – La rivoluzione Ucraina
In Ucraina non è la prima volta che le rivolte di piazza portano a un cambio di governo. I risultati sono sempre stati poco soddisfacenti, con corruzione e malgoverno che ha sempre visto cambiare i protagonisti, mantenendo sempre lo stesso copione. Una democrazia non è tale se passa dalla piazza e non da libere elezioni. Una democrazia non è tale, se non è economicamente sostenibile.

7 – La Crimea
La Crimea non è Ucraina. Fu Nikita Kruscev a trasferire la regione russa in seno alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, nel 1954, nonostante questa non avesse legami storici con Kiev. Oggi il 60% della popolazione è di origine russa e solo il 25% è di origine Ucraina.

Difficile prendere una posizione in tutto questo. L’espansionismo russo, la guerra fredda, i ricordi di un’Europa tremolante di fronte ai deliri espansionistici di Hitler, la deriva fascista del governo Ucraino, l’economia che stritola i popoli… E’ tutto molto più complicato di quello che si può credere, o forse è tutto più semplice: mentre in Europa Occidentale pensavamo alle stringhe arcobaleno da indossare durante le olimpiadi invernali di Sochi, in Russia si preparava l’annessione della Crimea, giusto al termine dei giochi olimpici, mentre in Ucraina la gente moriva in piazza, per combattere contro un sistema economico che li aveva ormai strangolati.

Queste sono le tre facce di questa guerra: un paese disposto a combattere per dominare, un popolo costretto a combattere per sopravvivere, e un paio di stringhe arcobaleno da esibire su Instagram.

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