The Facebook report.

by senzaudio

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È scoppiato il caso Facebook, 700mila persone hanno ricevuto notizie mirate atte ad influenzare il loro umore, i loro post quindi sono stati monitorati e studiati per capire se i soggetti erano stati influenzati. I risultati sono stati pubblicati su Pnas (rivista scientifica), i media hanno sollevato un polverone sulla notizia, i responsabili si sono scusati ma hanno minimizzato l’accaduto e ( come al solito) tutto è tornato come prima. Qualcuno ha forse sentito di un tracollo del social network di Zuckerberg per l’abbandono in massa della maggior perte di utenti? Io no e non credo che chi usa Facebook (tra cui c’è il sottoscritto) abbia fatto molto di più che commentare la notizia con amici ( o forse ha messo qualche post in più!); il risultato è una buona dose di pubblicità gratuita, molta dietrologia e nessun vero risultato per la tutela degli utenti. Il vero problema infatti è che tutto il mondo della comunicazione funziona come l’esperimento di Facebook; ogni giorno, tutte le notizie che riceviamo (o non riceviamo) vengono filtrate secondo le opinioni dei redattori, del taglio giornalistico o della corrente politica; solo che in questi casi la manipolazione è più subdola. Questo scossone mediatico però ha avuto un risvolto positivo, far capire alla gente due cose fondamentali: la prima è che qualunque social network non è la vita vera, è necessario ridimensionare il peso che si dà a questi mondi virtuali sopratutto per quanto riguarda le nuove generazioni. Il secondo concetto che dovremmo ricordare è che tutti questi servizi sono utili, ma hanno come fine quello di guadagnare soldi, sono dei privati che li fondano e gestiscono; quando ci iscriviamo, firmiamo un contratto come per l’acquisto di qualunque altro bene, è quindi logico che chi li fornisce cerchi di trarre profitto dagli utenti associati con pubblicità o altri mezzi, per questo è necessario fare sempre attenzione a ciò che si sottoscrive, sopratutto in rete. Per quanto riguarda lo specifico caso di Facebook, devo ammettere che, anche se legalmente sembra che i gestori non abbiano commesso nessun abuso; dal punto di vista etico, la procedura con cui è stato portato avanti questo esperimento è discutibile, come sono alquanto inopportuni i coinvolgimenti (seppur marginali) dell’esercito americano. Nonostante le rassicurazioni sulla purezza accademica delle finalità di questo esperimento, resta forte il sospetto che in realtà si sia voluta testare la capacità di influenzare gli utenti per scopi molto meno nobili e più pratici da quelli dichiarati. Per quanto riguarda noi, popolo di internet, forse è meglio lasciar stare il computer, tablet o smartphone e vivere di più nella vita reale; ovviamente dopo aver letto il mio articolo!

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