Sylvie Schenk – Veloce la vita

by Gianluigi Bodi
Sylvie Schenk

Tu.
Questo libro è indirizzato a te. Sylvie Schenk racconta una storia e tu ti siedi, ascolti. Sorseggi un caffè, prendi il treno, ti butti sul divano, ascolti. Tu ascolti quello che lei ha da dirti, da dirti su di te. Tu in quanto essere umano, tu in quanto possibilità. E la domanda che sembra rivolgerti più di tutte è: come ti saresti comportato tu? Come affronteresti quel fardello?

Da qui in poi ci potrebbero essere alcuni spoiler. Siete avvertiti. Se non vorrete leggere la recensione per questo motivo io posso solo dirvi che vi consiglio di leggere “Veloce la vita” senza nemmeno starci a pensare.

Un po’ di trama.

Un gruppo di amici si aggrega attorno ad un locale, “Les deux Pianos”. C’è Henri, il talentuoso pianista a cui i nazisti hanno strappato madre e padre. C’è Soon l’uomo dei sogni, innamorato della persona sbagliata. C’è Francine, colei che cerca di convincersi di essere anticonformista e di non volersi appiattire su una vita fatta di matrimonio e figli, anche lei innamorata della persona sbagliata, la stessa di Soon. C’è Johann, studente tedesco che apparente non sente su di sé il peso di ciò che hanno fatto i propri connazionali e c’è Laurie che proviene da una famiglia in cui l’ordine e la disciplina la fanno da padroni. Dove le emozioni hanno poco spazio ed è difficile essere se stessi. Laurie si innamora. Si trasferisce in Germania. Inizia una nuova vita e i legami con la precedente si assottigliano. Cosa ne sarà del suo essere francese? Diventerà una persona diversa?

Commento.

Un romanzo breve che avrà la forza di scavarvi dentro e di restarci. La letteratura che ha a che fare con il tema del nazismo è molto proficua e varia. Nel caso di questo romanzo il nazismo è un’ombra scura che, a distanza di anni, ha ancora il potere di influenzare le vite dei personaggi. Da una parte abbiamo Henri che non solo non riesca a dimenticare quello che il nazismo ha significato per lui, ma cerca anzi di abbracciare quel dolore, di conoscerlo fino in fondo. Sembra che per lui non ci sia possibilità di scappare o di farsi una vita. Dall’altra abbiamo Johann che invece vuole rimuovere a tutti i costi. In questo senso gli attacchi d’asma sono una dimostrazione di quanto il corpo umano somatizzi lo stress. Quando cerchiamo di togliere dalla nostra mente dei fatti traumatici che invece continuano a viaggiare sottopelle. Johann non vuole sapere cosa ha fatto il padre in tempo di guerra, eppure l’ha sempre saputo. Non l’ha mai dimenticato, anche se era piccolo. Nel mezzo c’è Laurie che cerca di convivere con l’idea che le colpe dei padri non ricadono sui figli. Continua a ripetersi che non tutti i tedeschi sono stati malvagi, alcuni hanno dovuto eseguire degli ordini e ne hanno sofferto. Ma nel caso del padre di Johann dove sta la verità?

Sylvie Schenk ci conquista con una scrittura scarna, priva di fronzoli. Ci conquista con il non detto, con dei piccoli dettagli, come quello della madre di Johann che confessa di amare le canzoni francesi e attacca a canticchiare la sua preferita “Non, rien de rien, non, je ne regrette rien”. E il tu continua a martellare fin quasi la fine, mentre la vita di Laurie corre vie verso luoghi che non avremme mai immaginato, verso la famiglia del marito, verso i boschi tedeschi, verso la scuola tedesca, verso la morte della madre, la nascita dei gemelli, la morte del suocero e “La ricerca del tempo perduto”.

Traduzione di Franco Filice.

 


Sylvie Schenk è nata nel 1944 a Chambéry, in Francia. Ha studiato a Lione e si è trasferita in Germania nel 1966. Ha pubblicato poesie in francese e, dal 1992, ha iniziato a scrivere in tedesco. Vive vicino a Aachen (Aquisgrana) e a La Roche-de-Rame, nelle Alte Alpi francesi.
Quando Veloce la vita è stato pubblicato in Germania nel 2016, i librai lo hanno scelto come uno dei cinque libri più belli dell’anno.

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1 comment

Serena 9 Ottobre 2018 - 14:10

Ok, alcuni errori ci possono stare, ma sbagliare il nome della protagonista del libro…..no. Si chiama Louise, non Laurie. La recensione è stata scritta da qualcuno che ha davvero letto il libro?

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