Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. La storia dei 47 ronin – G.Soulié de Morant

Paratesto:
La faccia del guerriero che affronta il serpente gigante sulla copertina ha qualcosa che potrebbe essere visto come terrificante. Eppure, osservando bene gli occhi del maestoso combattente, ci si imbatte nello sguardo sincero e nel coraggio incrollabile di chi ha un solo scopo nella vita e desidera perseguirlo senza deviazioni.

Testo:
La parola Ronin descrive un samurai senza padrone. In tempi recenti i media ne hanno abusato altamente. Film, anime e manga raccolgono a piene mani dall’immaginario del samurai caduto in disgrazia. Ci si aspetta, quindi, leggendo il titolo, che “La storia dei 47 ronin” sia l’ennesima ripetizione di questo mito. Ed invece ci si accorge immediatamente che le cose non stanno proprio così. Fin dall’introduzione Soulié de Morant ci spiega che la sua versione della storia dei 47 ronin nasce da un profondo ed oculato studio delle fonti. Per scrivere il resoconto che spero vorrete leggere sono state vagliate le molteplici versioni pervenute fino ai giorni nostri e sono stati utilizzati solo gli episodi che avevano più di un risconto.
Perché, il problema con le imprese che si perdono nel tempo è che storia e leggenda si mescolano di continuo, fino a rendere inseparabili realtà e finzione.
Un breve accenno alla trama. Giappone imperiale, Asano Naganori, per vendicare un’offesa subita sguaina la spada e uccide un servo del suo nemico. Purtroppo le leggi parlano chiaro è punibile con la morte l’assassinio all’interno delle mura cittadine. La condanna dello Shogun arriva immediata. Il signore deve compiere il seppoku, suicidio rituale, e porre fine alla sua esistenza. La conseguenza di questo atto e lo scioglimento del daymio e del clan En-ya di samurai comandati da Oishi e al servizio del signore. A questo punto i samurai, ormai diventati ronin, decidono di vendicare la morte ingiusta del loro padrone uccidendo chi ne è stato la causa. Un anno di tempo, se non ce la faranno, si uccideranno. Quindi il loro destino è segnato.
Non vi dirò come si conclude la ricerca di vendetta, vi dirò soltanto che gli episodi che danno vita al libro sono raccontati dall’unico superstite dei 47, all’epoca quindicenne, incaricato dallo shogun di tramandare ai posteri le gesta di quei 47 eroi in quando solo uno dei ronin era giudicato degno di raccontare le loro avventure.
Il racconto è permeato di quegli ideali che sono molto radicati nella cultura giapponese. Quindi, in primis, l’onore. L’onore da mantenere, l’onore da vendicatare, l’onta subita che va raddrizzata a costo della morte. Ma c’è anche una feroce aderenza ai propri obbiettivi e ai propri ideali. Per cui non si risparmiano sacrifici per fare in modo che il destino si compia. Oishi ripudia la moglie, la madre di Hara Mototochi, uno degli altri samurai, si toglie la vita per fare in modo che al momento dell’attacco il figlio non abbia la spada frenata dall’immagine di ciò che sta per perdere con la morte.
E’ una storia tremendamente poetica in cui anche la natura recita un ruolo chiave, la fredda neve viene richiamata spesso per sottolineare la desolazione dell’animo dei ronin che potrebbero non riuscire a raggiungere lo scopo che si sono prefissi.
E’ una storia d’onore, come detto, di amicizia, di devozione, di rispetto e amore, tutti valori che ai giorni nostri sembrano essere sbiaditi.

Coordinate:
La casa editrice che fortunatamente ci ha regalato la traduzione di questo capolavoro della storia giapponese è la Luni. Scorprirete, se vorrete guardare il loro catalogo, che si occupano del mondo orientale da anni e con infinita passione. Tra i titoli che propongono ci sono testi di narrativa, ma anche testi filosofici, spirituali e religiosi. Credo che un appassionato di cultura nipponica o anche solo uno che desideri prendere un primo contatto con le menti e le usanze giapponesi non possa che affidarsi alla Luni.

Lo scrittore che si è fatto carico di tramandare ai posteri la storia dei 47 ronin nel modo più fedele possibile è George Soulié de Morant. Vissuto tra il 1878 e il 1955 ha ricoperto la carica di ambasciatore francese in Cina per parecchi anni. Oltre al lavoro di traduzione di opere Cinesi e Giapponesi è conosciuto anche per aver introdotto in Europa l’agopuntura.

La traduzione di questo testo ad opera di Giovanni Cavaglione è un’opera nell’opera. E’ riuscito a trasportare intatte le atmosfere leggendarie, quasi mitologiche, della storia che viene raccontata.

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