Gli Smashing Pumpkins gli anni novanta li hanno vissuti tutti, fino in fondo. Una parabola in piena regola con la fasce discendente che è coincisa con l’arrivo del nuovo millennio.
Il primo singolo esce nel 90, si tratta di “I am one” un estratto dell’album che sarebbe stato pubblicato l’anno dopo con il nome di “Gish”. Da quel momento in poi, fino al 1999, non è passato un anno senza che uscisse una traccia degli SP. Album di studio, singoli, colonne sonore, raccolte di B-sides e tutto il corollario.

In lungo e il largo, per un decennio, la voce di Billy Corgan ha rappresentato la sofferenza adolescenziale, l’esplosività di un animo facilmente irritabile, un vulcano sull’orlo di collassare su se stesso.
All’epoca, in piena ondata Grunge da Seattle, si disse che la più grande sfortuna degli SP fu “Nevermind”. L’album dei Nirvana fu pubblicato poco prima di Gish e ottenne, giustamente, un successo epocale che lo rese a tutti gli effetti l’immagine cristallizzata del Grunge nel mondo.
E’ pura malinconia l’essenza degli Smashing, malinconia che trova la sua degna espressione nei testi profondi e graffianti e nella voce sofferta di Corgan. Una voglia latente di autodistruzione, ma allo stesso tempo un bisogno, una necessità di essere riconosciuti come unici.
“Gish” e “Siamese Dream” sono una rampa di lancio. I ragazzi fanno parlare di sé ovunque. Sanno suonare, nei live trasmettono una carica indescrivibile e la voce di Corgan stride ancora di più. Non è impeccabile sul palco, a volte non arriva dove vorrebbe arrivare con la voce, e la tendenza è quella di sovrastarlo con muri sonori massicci, ma la Band dal vivo, come si suol dire, spacca.

“Siamese Dream” è meno aspro di “Gish”, meno metallo pesante e più armonie, come dimostrato da “Disarm” e “Today”. Pare che il battagliero Corgan abbia capito che non c’è possibilità di vittoria. Poi arriva “Pisces Iscariot”. Una raccolta di B-side dopo solo due album danno un segnale forte, questi qui producono molto. E per l’esattezza, Billy Corgan produce molto. Infatti, pur essendo un quartetto, la mente pensate, il leader supremo è lui.
I tempi sono maturi, il successo sta per arrivare e con lui gli SP diventano un po’ più commerciali, anche se trattandosi di Corgan & Co. la cosa assume dei contorni un po’ assurdi.
Producono un disco che li avvicina alle masse, Mtv trasmette il video di “Buller with butterfly wings” a tutte le ore del giorno. Hanno fatto un grande disco, si dice. Solo che la vena creativa di Corgan è in piena fibrillazione, l’album è un doppio. Le riviste dell’epoca, si dichiarano scettiche, dicono che forse per avere fatto un doppio dopo solo due anni da “Siemese Dream” gli SP devono aver allungato il brodo con l’acqua. Sbagliato, il doppio ci sta tutto, procede omogeneo, compatto, come un’opera necessaria. E’ l’apice. E da lì si può solo scendere. Durante il Tour un tastierista turnista muore a causa della droga. Chamberlin, il batterista ufficiale del gruppo è lì con lui al momento del fatto. Anche lui soffre di problemi di tossicodipendenza (dei quali erano a conoscenza anche gli altri membri del gruppo). Incapaci di indurlo a smettere decidono di estrometterlo dalla band. E’ un primo segno che l’opera d’arte SP si sta sgretolando.

Nell’98 esce “Ava Adore”, Chamberlin non viene rimpiazzato, per sopperire alla sua mancanza vengono usate dosi massicce di basi elettroniche le quali contribuiscono a cambiare lo stile della band. Lo stile è più raffinato, la morte della madre di Corgan contribuisce a dare al disco uno stile più intimista. Ci si abbandona alla disfatta, non c’è più segno di lotta, solo un pianto sommesso.

Ed è qui che finiscono gli Smashing Pumpkins.
Nel 2000 Esce “Machina/The Machine of God” e poi, l’anno successivo da internet, in maniera clandestina (si dice fu proprio Corgan, adirato con la Major per cui pubblicava, che diede ordine ad alcuni amici di far uscire gli Mp3 dell’album) esce “Machina II/Friends and Enemies of Modern Music“. Ma il mordente è perso, Corgan sembra lanciarsi a perdifiato verso sperimentazioni a trecentosessanta gradi che impediscono di mantenere una rotta ben salda e producono un effetto di smarrimento. Troppa libertà di scelta impedisce una vera e propria scelta.
Gli Smashing Pumpkins si sciolgono. Negli anni i membri si sono lasciati e trovati, ma “Ava Adore” rimane la lapide di un gruppo che ha dato tutto se stesso per un decennio ed è bruciato per essere visto da lontano.

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Corgan fonda gli “Zwan”, ma dura poco. Poi si riformano gli SP anche se, a vederla bene, rimane solo un nome, un etichetta. Zeitgeist, Teargarden by Kaleidoscope e Oceania hanno qualcosa che rimanda alle origini e quindi qualcosa di buono e qualcosa che non appartiene agli Smashing Pumpkins e quindi non dovrebbe essere pubblicato sotto il loro nome.
La turbolenza all’interno della band descrive perfettamente il decennio degli anni novanta. Nel 99 infatti,  Chamberlin ritorna tra gli effettivi, disintossicato; ed esce D’arcy, ufficialmente per intraprendere la carriera di attrice, ufficiosamente per problemi di droga. L’unico a non averne, pare essere James Iha a cui però Corgan attribuisce la colpa dello scioglimento della band.
Gli ultimi lavori degli SP non vedono la stessa formazione iniziale, è rimasto solo Billy per cui è impossibile che si riesca a creare la stessa forza esplosiva dei primi anni novanta.
La voce di Billy rimane sempre uguale, sempre ruvida e in procinto di spezzarsi in mille pezzi, purtroppo non basta a far rivivere i fasti di un tempo. Gli SP rimarranno per sempre rinchiusi nello scrigno degli anni novanta.

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