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Senzaudio (o della sottrazione additiva)

by senzaudio

Information Overload

Information Overload

{Si parla di democrazia, a dispetto del titolo potrebbe interessare}

L’illuminazione è arrivata.
Avvertendo preventivamente il Lettore che ciò che sta per leggere è necessariamente sconclusionato by design. Il racconto risale temporalmente ad un paio di giorni fa.
Dunque, l’illuminazione è arrivata.
Non una semplice lampadina che si accende ma una supernova che mette in moto i pochi neuroni che sono rimasti sani dopo una nottata andata così e così.
Niente di insanamente adolescenziale o pornograficamente irresponsabile: sei andato a letto verso mezzanotte e alle 3:40 avevi gli occhi più spalancati di una porta difesa da un qualsiasi portiere brasiliano degli anni ’70.
La sera precedente avevi festeggiato in pizzeria con la famiglia (moglie + due bimbe aspiranti terroriste) uno dei tanti anniversari che erraticamente colorano le nostre esistenze, godendoti una pizza che avevi osannato come “delicata, leggera, digeribile” ma che si rivelava “infingarda, traditrice, autocosciente”.
Perciò alle 3:40 realizzavi con malcelato disappunto che una mandria di facoceri estremamente nervosi stava bivaccando sulla tua pancia. Registravi la presenza – sempre sulla tua pancia –  di almeno un paio di canguri affetti dal Ballo di San Vito.
Non sapevi ancora che per quella notte non avresti più dormito.
Alle 6:30 ti alzavi definitivamente con gli occhi ridotti a cartapesta, colazione con caffè triplo, mezzora di autobus, lavoro.
Stop & Rewind.
Quale illuminazione?

Senzaudio.

Uno dei promotori di questo blog (nonché compagno di caffeina) aveva avuto la bizzarra idea di chiederti l’eventuale disponibilità a scrivere. Qualcosa.
Tu un Qualcosa non lo scrivi da mo’. Ed hai un pessimo rapporto con lo scorrere inesorabile del tempo, che ti fa dire ogni due per tre che un giorno composto da 48 ore sarebbe cosmologicamente più democratico.
Ciononostante la sfida di costruire, alimentare e far crescere il Qualcosa era un modo per scrollare la polvere dall’encefalo e prendere una sensazionale rivincita sulle lancette dell’orologio.
{Nel frattempo realizzi distrattamente che il Qualcosa – che tu Lettore stai ora leggendo – invece di essere l’attività finale e deliberatamente cosciente dello Scrittore è un’entità preesistente e sovradimensionata ad esso e che è il solo modo in cui lo Scrittore può tentare di omaggiare umilmente e grossolanamente quel gigante culturale che era Italo Calvino. En passant}.
Il Qualcosa era germogliato come pezzi di concetti sconnessi nella testa. Da diversi giorni galleggiavano in questo brodo primordiale finche’ la mezzora scarsa di autobus odierno aveva prodotto il titolo di cui sopra. Si parte sempre da un’Inizio.
Magari qualche ricercatore sopraffino potrebbe un giorno studiare la connessione fra totale assenza di riposo e variazione della capacità creativa (un tema simile se lo era posto Philip K. Dick utilizzando metodi ben diversi).
Senzaudio è interessante come presupposto (tutto su Senzaudio). Una sottrazione additiva. Sottende l’idea di selezionare la quintessenza dell’informazione e scartare il rumore. Se c’è qualcosa che definisce il rumore è proprio la telecronaca di una partita di calcio. Per definizione è distorsiva all’origine, filtrata dalla più o meno cosciente faziosità del telecronista.
Ora il Qualcosa opera un’astrazione concettuale passando dai ventidue giovanotti che sgambettano seguendo  una sfera che rotola su un campo ad una domanda che più o meno suona così: quanto rumore – più o meno introdotto ad arte – altera quotidianamente la capacità di giudizio e comprensione dei fatti della vita?
Nel fare ciò il Qualcosa diventa tremendamente serio perché è consapevole che l’argomento influenza la crescita culturale e, quindi, lo sviluppo equilibrato di una democrazia. Il Qualcosa implicitamente crea una drammatica frattura nel tono –  fin qui discorsivo ed autocompiacente del suo essere – segnalando brutalmente due evenienze:

1)      Reporters sans frontières è un’organizzazione non governativa internazionale che agisce da 25 anni in difesa della libertà di stampa in tutto il mondo (rsfitalia.org ne è la localizzazione italiana).  Pubblica ogni anno la classifica della Libertà di Stampa. Per il 2013 si segnala che la Finlandia è prima per il terzo anno consecutivo. L’Italia ha brillantemente recuperato 4 posizioni, passando dal 61mo posto del 2012 al più glorioso 57mo posto del 2013. La simpatica Namibia è 19ma. Per dire.

2)      Freedom House è invece un’organizzazione non governativa statunitense che pubblica alcuni rapporti su diverse libertà come principio di democrazia (libertà nel mondo, libertà di stampa, libertà nella rete). Le classifiche vengono stilate nel range da 1 (paese libero) a 100 (paese meno libero). Il rapporto sulla libertà di stampa (Freedom of the Press) 2012 evidenzia – tra le mille altre cose – che tutti i paesi dell’Europa Occidentale sono classificati liberi tranne Turchia (25ma) e Italia (24ma) per i quali il giudizio è semi-liberi. Per l’Italia fa gioco la concentrazione nella proprietà dei media e l’istituzionalizzazione del conflitto d’interessi (politico ed economico). Per riflettere sui dettagli, cliccami.

Qualcosa desidera autonomamente affermare che una sintesi sottrattiva – elimino il rumore e conservo la quintessenza – è ciò di cui ha un disperato (di-spe-ra-to) bisogno il Paese ITALIA. A tutti i livelli.
Riportato ciò, Il Qualcosa è ora consapevole che sta per sopraggiungere la sua ora e, in un finale “Blade Runner”-style,  si illude che ciò che il lettore ha appena letto possa lievitare ed essere rielaborato nelle sue sinapsi almeno come lo è – talvolta – una pizza nello stomaco.

Au Revoir, alle porte di Tannhäuser.

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Ps. Qualcosa, come ultimissimo atto della sua esistenza, desidera però segnalare che se lo Scrittore vuole portare a casa la pellaccia, è bene che specifichi che l’”anniversario che ha colorato la sua esistenza” nell’occasione citata sopra non era – né più né meno – che l’Anniversario di Matrimonio. Nel qual caso ritiene di poter avanzare un caffè.

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