Già mentre mi rigiravo tra le mani il libro, qualcosa mi ha fatto pensare che con “L’autistico e il piccione viaggiatore” Il Sirente aveva fatto un bel colpo. Un passo in avanti enorme. Un passo che partiva da una base ottima.
Leggere le avventure di Janine e di Geert mi ha riempito di serenità per qualche giorno, prima di sprofondare magari in letture più truci.
La storia è questa. Janine, ragazzina problematica cresciuta in una famiglia ultra…ultra religiosa, decide di avere un figlio. Il come lo avrà non ve lo dico perché altrimenti vi rovino una delle migliori trovate. Nasce Geert, un bambino che si colloca nello spettro dell’autimo. Un autismo leggero, a quanto pare.
I due vivono in simbiosi. Janine nei confronti di Geert nutre sentimenti contrastanti, amore e odio. Forse per una giovinezza mai goduta, forse per l’imperfezione del figlio. Un figlio che prende tutto alla lettera, come spesso accade con le persone affette da autismo. Geert però è un bambino speciale, dopo alcune esperienze sentimentali poco soddisfacenti il suo interesse viene attirato da violino. Quel violino e un piccione gli cambieranno la vita. Se in meglio o in peggio lo lascio decidere a voi, anche se io una mia idea precisa me la sono fatta.
La scrittura di Rodaan Al Galidi è davvero piacevole, scivola leggera giusto per raccontare una storia quasi onirica, scivola tra i tetti di una piovosa Olanda e ci regala attimi di pura poesia. Soprattutto nei momenti in cui Geert si confronta con il mondo e con se stesso. Ci sono tratti di profonda dolcezza, mescolati ad una certa tristessa, malinconia quasi insita in Geert. Più in generale si riflette su quella che sarebbe potuta essere un’esistenza diversa, ma contemporaneamente Rodaan Al Galidi mostra come le persone possano prendere possesso della propria vita anche partendo da una posizione si svantaggio.
Il Sirente è una piccola casa editrice che sta facendo davvero bene, mi sembra che con quest’opera abbiano superato un altro step. Ora sono curioso di leggere la loro prossima pubblicazione.
Rodaan Al Galidi, Premio Europeo per la Letteratura, scrive in olandese, lingua che ha imparato da autodidatta. Arrivato nei Paesi Bassi nel 1998 la sua richiesta di asilo era stata rifiutata e non gli era quindi permesso seguire i corsi ufficiali di lingua olandese. Al Galidi è considerato oggi uno scrittore olandese e riceve regolarmente uno stipendio da Istituti fiamminghi e olandesi.
Davvero ottima la traduzione dall’olandese di Stefano Musilli.
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