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La bottega dello speziale, Roberto Tiraboschi

by senzaudio

Seicento anni prima della elegante bottega del caffè goldoniana, una Venezia poco più che primitiva galleggia e sopravvive approvvigionandosi di erbe medicinali e tinture, essenze e droghe presso l’inebriante antro de La bottega dello speziale (e/o). Entrarvi significa penetrare nel nuovo romanzo storico di Roberto Tiraboschi che, dopo La pietra degli occhi, prosegue la saga fondativa della città lagunare, una Venezia lontanissima dalle raffinatezze settecentesche cui il cinema ci ha abituati: invece dei corteggiamenti casanoviani ecco accoppiamenti animaleschi, invece del misurato carnevale tutto pizzi, trine e merletti ecco bolge carnascialesche in cui istinto e brutalità erompono mostruosamente. E’ il medioevo, baby, sapientemente ricostruito dall’autore, una cornice a tratti irresistibile accompagnata dal gustoso glossario (“Teriaca: nell’antica farmacopea era esaltata come un rimedio universale. Composizione: carne di vipera, oppio, liquirizia, genziana, pepe, zafferano, pino, zenzero, cassia, camomilla, anice, cardamonio, acacia, peperoncino, resine e gomme vegetali mescolate in vino con aggiunta di miele”).
Se è vero che i personaggi di La bottega esercitano sul lettore un grande fascino, come nelle pagine in cui si narra della ricca e composita famiglia Grimani, quelle sull’ambiguo speziale Sabbatai e soprattutto quelle sull’antesignana Magister Abella, donna medico (costruita dall’autore su un personaggio storico) che introduce il metodo empirico in anni ancora sprofondati nella magia, è l’ambientazione storica, è Venezia, la vera protagonista del romanzo, una Venezia che Tiraboschi ci fa percepire attraverso l’esperienza sensoriale (vista, udito e olfatto), un po’ come la vivida Istambul ottocentesca di Goodwin, riferimento più attinente al suo lavoro che non gli artefatti libri di Edward Ruthenfurd (New York, London, Paris…) che delle storie fondative ha fatto una catena di montaggio.
In un mondo liquidissimo, scandito dall’improrogabile pulsazione dell’acqua granda, un mondo ben più liquido di quello baumaniano (lo smantellamento postmoderno delle nostre certezze? Provate a vivere nel 1118 d.c., a un anno da un terribile terremoto, con una spaventosa carestia e la città senza doge…), un mondo in cui predominano la teoria medico-filosofica degli umori, un mondo di inquieti liquidi spermatici e isole inghiottite dalla laguna, Venezia, attraversata e violata dalle foci di Brenta, Piave, Sile e Adige, non è altro che città (invisibile) delle illusioni in cui la realtà si confonde davanti agli occhi:

Nella tenue luce di un’alba liquefatta da una pioggia insistente ancora gli fluttuava davanti agli occhi un’immagine che lo aveva tormentato per tutta la notte…

Il protagonista, lo scriba Edgardo, è personaggio inquieto che trova pace solo nella scrittura (la sua figura è occasione di omaggi ai maestri del romanzo storico e del giallo a enigma: da Edgar Allan Poe (questione di nome ma anche di epifanie muliebri) a Umberto Eco (Edgardo, che è stato amanuense, anticipa di due secoli gli occhiali di Guglielmo da Baskerville) passando per Conan Doyle (l’oppio che in certi passaggi alimenta l’indagine)), ed è ideologicamente contrapposto alla proto scienziata Magister Abella che così lo vede:

Ecco l’errore di voi che vedete il mondo come un’immensa pergamena: solo indagando nella materia e provando e sperimentando riusciamo a scoprire come sono governate le leggi della natura. Solo attraverso lo studio degli organi ho compreso come si manifestano le malattie e come posso curarle.

La grande tradizione del romanzo storico italiano (non è un caso che fu proprio Il nome della rosa a porre fine agli sterili anni dell’antiromanzo di Arbasino e Sanguineti riportando tutti a quello che Gadda aveva definito “romanzo romanzesco”) riverbera nel talento di Tiraboschi che con la sua ricca, documentata e seducente narrazione fa pensare che il lascito di Eco e Vassalli, scrivere per puro amor di scrittura dissolvendo le distanze tra epoche storiche e tra letteratura di ricerca e letteratura di intrattenimento, sia in buone mani.

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