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Roberto Saporito – Jazz, Rock, Venezia

by Nicola Vacca
Venezia

 

Venezia è il luogo del nuovo romanzo di Roberto Saporito. Una citta che con la sua laguna diventa il luogo metafora di una storia corale in cui tre esistenze si misurano con lo sconforto, la solitudine e l’insensatezza,

Jazz, Rock, Venezia, come tutti i libri di Roberto Saporito, è un romanzo in cui le divagazioni esistenziali si intrecciano con gli interessi del suo autore.

Dalla musica alla letteratura all’arte e alla fotografia nascono i suoi personaggi, ma soprattutto nelle difficoltà di affrontare la vita trovano una ragion d’essere le storie che lo scrittore inventa.

La coralità della storia segna un cambio di passo nella scrittura di Saporito.

Due musicisti e un’antiquaria, tre esistenze che si raccontano e danno vita, sullo sfondo della città lagunare, a un intreccio narrativo complesso:  si scavano dentro e sono particolarmente attenti  nel confessarsi a esibire nella nudità  i loro particolari stati d’animo.

Tra l’idea di scomparire e la fuga, li sentiamo riflessivi mentre mostrano al lettore tutta la loro inadeguatezza che scaturisce dai risultati vani di una ricerca nel cuore dell’essere delle personali vicende.

Nel romanzo si alternano le loro voci (Saporito da narratore navigato usa in modo intelligente la prima, la seconda e la terza persona). Tra un racconto e l’altro i personaggi mettono nero su bianco la loro personale morte a Venezia.

Una delle più belle e malinconiche città del mondo diventa il palcoscenico di un teatro della crudeltà dove tre persone mettono in atto il dramma della loro condizione umana che ha nella solitudine il suo vertice più alto.

«Stai pensando che la solitudine si combatte con l’estremizzazione della solitudine stessa, mettendo a nudo il proprio cuore  davanti al nulla totale», questo afferma in uno dei suoi monologhi inquieti il musicista jazz che decide di fare i conti con se stesso scegliendo di dialogare con la propria solitudine  scomparendo su una piccola isola non abitata della laguna.

Jazz, Rock, Venezia è la storia di tre immense solitudini che se messe insieme possono dar vita a una strana insolita amicizia.

Si possono leggere tre diari intimi che si mettono a nudo e Saporito scava nelle personalità delle sue creature facendo emergere dalle pagine una specie di dramma condiviso che ha sempre a che fare con il turbamento e l’irrequietezza dello stare al mondo, che sono i motivi di disagio non negoziabile di una condizione umana in cui ci si sente prigionieri di un assurdo che non concede una seconda possibilità.

I tre personaggi di questo romanzo sono riflessivi. Nei loro racconti si lacerano, sono in perenne conflitto con la loro identità e soprattutto non trovano un modo per stare al mondo.

Uno stato d’animo accomuna le loro esperienze esistenziali: la solitudine che scava trincee nel deserto di vite di cui non sanno essere che l’inconvenienti di se stessi.

L’intreccio delle vite dei tre protagonisti è complesso nell’avere in comune la solitudine.

Venezia è la città che scelgono per diventare invisibili e anche quando la musica del caso li mette uno di fronte all’altro paradossalmente si sfioreranno senza mai incontrarsi,

Jazz, Rock, Venezia è un insieme di stati d’animo e di turbamenti che sfociano in un’irrequietezza che non concede tregua.

«Nella vita non si nasce, ma si diventa, qualunque cosa, e per le strade più impensate» . Queste parole che pronuncia Pietro, uno dei personaggi marginali che troverete nel libro, potrebbe essere la sintesi perfetta di questo romanzo corale a cui il suo autore ha voluto abbinare una colonna sonora perfetta: Ascenseur pour l’echafaud di Miles Davis.

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