Siamo circondati da immaginari e spendiamo gran parte del tempo che abbiamo ad ipotizzare come la nostra vita potrebbe o dovrebbe essere, ci ha fregato la filmografia americana che non ammette silenzi dialogici, c’hanno fregato i motel malfamati, maleodoranti di moquette e le sigarette spente sulla solfa dei giorni.
C’hanno plagiato i viaggi in autostop che da New York portano a Chicago e l’ansia di vivere una vita romanzata tra dolori stereotipati.
Nan Goldin, fotografa statunitense contemporanea, ha sposato il plagio prestando la propria vita e quella dei suoi cari come canovaccio su cui dipingere taglienti perdite e sublime bellezza;
Nan Goldin è intima, piena di lividi e di gioia di vivere.
Nan Goldin è come Kerouak senza filtri, puoi lasciarti fregare ma sappi che qui è tutto vero.