Le parole non sono tutte uguali ma hanno spessore e consistenza; come creature di carne puoi acchiapparle, tenerle in una mano, decidere se stritolarle o salvarle; a seconda della loro natura si palesano al tatto soffici, ruvide, setose o taglienti, a seconda della loro natura possono piacere oppure no.
A me ad esempio piace la parola veglia: la solletico con le punte delle dita e sento il suolo secco di una notte estiva, il caldo umido dei corpi degli innamorati, la trama del lino bianco sul letto pronto per la festa. Diversa invece la parola sveglia che bagna le dita con la rugiada del mattino, riscalda chi vi si accosta col giaciglio ancora caldo, col profumo del caffè che sta salendo. Simile alla parola sveglia è Settembre, se la sfiori senti il dolce delle cose che un po’ rimangono e un po’ vanno, il punto ripido del loro principio, il grigio dell’asfalto che tra poco sarà pieno, la rugiada del mattino e la pioggia della sera, la noia e la voglia, la vita che chiude ed apre, il ciclo che finisce e ricomincia senza fine.
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Settembre con Jennifer Cheng:
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