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Pif racconta la mafia, con ironia e coraggio

by senzaudio

Pierfrancesco Diliberto in arte Pif è un conduttore televisivo. Ha 41 anni ed è nato a Palermo. Ha iniziato a lavorare in televisione su Italia 1 come autore di Candid & Video Show, poi è diventato inviato del programma Le Iene. Mi ricordo quando si intrufolava alle feste della Lega Nord, già si notava che aveva qualcosa in più da dire rispetto ad altri suoi colleghi che sono finiti nel dimenticatoio.

Pif, o Pierfrancesco se preferite, è un ragazzo che per anni ha scritto la sua carriera grazie all’ironia. Negli ultimi anni ha lavorato per Mtv, conducendo un programma che si chiama Il Testimone, dove ha raccontato delle storie più o meno interessanti. Le sue storie parlano spesso di diversità, di modi di vivere che lo incuriosiscono – nota la puntata dedicata alle persone transessuali, o quella in India, dove racconta una realtà apparentemente lontana dall’occidente ma allo stesso tempo simile, come il sogno di apparire nel mondo dello spettacolo -, il tutto sempre con il suo stile, con lo sguardo ingenuo e provinciale che lo ha contraddistinto.

Leggere o meno, le storie raccontate da Pif sono ricche di riflessioni, spunti, su cui i giovani – Mtv ha un target strettamente giovanile – possono trarre molto insegnamento. Un tema caro a Pif – molti dei suoi servizi lo testimoniano, vuoi anche per le sue origini – è la mafia, o meglio, l’anti-mafia; l’intervista a Crocetta quando era ancora il sindaco di Gela perseguitato dalla mafia è una delle più belle in assoluto. Intervista che parte dalla puntata su Addio Pizzo, altra realtà anti-mafia che Pif raccontata gonfiando il petto. Armato di videocamera, Pif si intrufola nelle vite della gente comune, chiedendogli come vive, cosa mangia, se non ha paura che da un momento all’altro possa essere uccisa, sempre con i suoi modi ingenui e pacati. Un modo di raccontare semplice, a tratti banale, ma unico.

Oggi, Pif, o forse in questo caso sarebbe più opportuno chiamarlo Pierfranscesco Diliberto, è un regista. Ha fatto un film che si chiama: La Mafia Uccide Solo D’estate, di cui è anche interprete e sceneggiatore. Il film è uscito ieri nelle sale. Dal titolo si evince che parla di mafia, ma non è il solito film dove si vedono i buoni che inseguono i cattivi. In questo film Pif tenta un’impresa ardua, ovvero: fare sorridere su uno degli argomenti più tristi e delicati della nostra storia. In realtà, a dire il vero, il film non ha come obiettivo principale far sorridere. E’ una commedia, non un film comico. Non è Zalone. E’ una storia d’amore, che nasce in una città – Palermo – che vive gli anni più bui.

Il protagonista è Arturo – interpretato da Pif -, un giovane giornalista palermitano che si innamora di Flora – interpretata da Cristiana Capotondi -, la loro storia cresce parallelamente con gli omicidi di mafia, gli attentanti, e l’omertà che regna in una terra incredibilmente immobile. Arturo, sin da bambino, tenta di confrontarsi con la realtà mafiosa, intervistando anche personaggi che hanno fatto la storia dell’anti-mafia come il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sino ad arrivare al tragico momento delle morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Le analogie tra Pif e il protagonista sono molteplici: lo stile di documentare, il modo di osservare, le scene che risaltano l’ignoranza e la mentalità mafiosa sono un marchio che chi conosce Pierfrancesco nota già dal trailer.

Pif, con il suo primo lungometraggio, racconta la mafia da un’angolazione diversa, da ragazzo cresciuto nella Palermo degli anni settanta, tenta di irriderla, di far risaltare l’ignoranza, i difetti che ne hanno fatto – ne fanno – un male contemporaneo inculcato nella mentalità nostrana -, senza dimenticare la paura, o la sofferenza che si legge negli occhi di chi la mafia in quei tempi la viveva. In La mafia uccide solo d’estate si può ridere per una gag che vede un mafioso alle prese con un climatizzatore, o per la battuta di un barbiere omertoso, ma ci si emoziona, si piange anche, per il giusto, per la tenacia e il coraggio di uomini che hanno dato la loro vita a degli ideali. Probabilmente non è il film più bello della storia del cinema, ma un’ora e mezza della nostra vita li vale, tutti.

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