Chicago Airport, keep calm and carry on
Quante volte lo abbiamo letto sulle t-shirt tanto di moda negli ultimi mesi, “keep calm and carry on”. Ecco, a volte la calma in alcune situazioni è solo utopia, soprattutto se ti trovi a 8.000 km da casa.
Sono in viaggio per San Francisco, da Francoforte mi imbarco per Chicago, primo scalo verso la California. In territorio americano, se la tua destinazione finale non è quella dove sei arrivato, è obbligato dover ritirare i bagagli e fare un nuovo check-in. Non puoi mica lavartene le mani prendendo direttamente le valigie al termine del tuo viaggio. Eh no, sarebbe troppo semplice, spesse volte complicarsi la vita è una delle cose che più stuzzicano la mente umana. Ho 1 ora e 50 minuti di scalo, “ce la faccio abbondantemente” pensavo, “ce la farai tranquillamente”, dicevano. Dicevano, appunto. Il volo da Francoforte parte con un’ora di ritardo, ma fortunatamente durante il volo recuperiamo. Arrivo a Chicago quando manca 1 ora al mio volo e sono già consapevole di dovermi sottoporre agli interrogatori della dogana americana. E’ la mia quarta volta negli States, spero solo di non incontrare il classico intralcio di turno che, tra un’impronta digitale e l’altra, mi sottopone ad un terzo grado degno del miglior ispettore Derrick. Intanto il tempo passa e la lentezza degli americani non si smentisce. Provo a spiegare a qualcuno della security che tra esattamente 40 minuti ho un volo da prendere e che devo fare nuovamente il check-in dei bagagli. Per poco non mi sbattono fuori dall’aeroporto. Finalmente, dopo 2 ore di attesa, riesco a superare i controlli ma ormai il mio volo è bello che partito. Bellissimo mi son detto, ed ora? La Bay Area, il Golden Gate, San Francisco, tutto cominciava a dileguarsi come un’oasi nel deserto. Cominciavo a perdere le speranze quando mi viene incontro una dipendente della United Airlines, sventolandomi un biglietto. “Marco Calise, devi imbarcarti immediatamente su questo volo per San Francisco”. Grandioso! Se non fosse per un piccolo particolare, l’aereo partiva alle 17.20 ed erano esattamente le 17.30. Missed flight, again. Un record, due aerei persi nel giro di 2 ore, e soprattutto senza farlo neanche apposta. Intanto la ressa del Chicago O’Hare International Airport comincia a diventare davvero tanta ed i passeggeri a trovarsi nella mia condizione sono numerosi. Finalmente riesco ad uscirne, la United Airlines mi immette sul primo volo disponibile per la Bay Area. Ci provano anche stavolta a farmelo perdere, ma è solo perché i dipendenti sono tutti così cordiali, con il sorriso sulle labbra e tremendamente lenti. Questa volta sarebbe stato quasi un piacere.
Chicago Airport, keep calm and carry on to the next one.
Di Marco Calise @MarcoCalise