Il male è ignoranza. In questo breve enunciato e racchiudibile il concetto socratico e pure platonico di etica. Un uomo a conoscenza del bene non può non volerlo, non può non compierlo. L’essere umano viene così assunto come essenzialmente giusto. Ammettendo ciò e portando alle estreme conseguenze tale movimento logico si giunge a decretare la morte della morale. Infatti una coscienza incapace di volere altro oltre al bene risulta una coscienza limitata, non libera. Una volontà impotente. Una volontà che non vuole affatto. L’uomo, in tale ottica, si configura, in definitiva, come uno schiavo del bene. Come un essere schiacciato, appiattito, completamente assottigliato. Scavato della sua essenza più profonda. È il nocciolo vitale, il cuore della scienza. La libertà umana, che viene abrogata dalla necessità di bontà. L’individuo può essere cattivo? Verità orrida ineffabile, che tinge di morte e drammaticità qualsivoglia riflessione che si voglia etica o morale. Siamo esseri assurdi, spaventosi. Pronti ad inusitati slanci salvifici e al contempo a vertiginose cadute nel baratro. Contraddittori. Paradossi viventi. Costretti a essere perfidi per poter essere liberi.
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