Il male è ignoranza. In questo breve enunciato e racchiudibile il concetto socratico e pure platonico di etica. Un uomo a conoscenza del bene non può non volerlo, non può non compierlo. L’essere umano viene così assunto come essenzialmente giusto. Ammettendo ciò e portando alle estreme conseguenze tale movimento logico si giunge a decretare la morte della morale. Infatti una coscienza incapace di volere altro oltre al bene risulta una coscienza limitata, non libera. Una volontà impotente. Una volontà che non vuole affatto. L’uomo, in tale ottica, si configura, in definitiva, come uno schiavo del bene. Come un essere schiacciato, appiattito, completamente assottigliato. Scavato della sua essenza più profonda. È il nocciolo vitale, il cuore della scienza. La libertà umana, che viene abrogata dalla necessità di bontà. L’individuo può essere cattivo? Verità orrida ineffabile, che tinge di morte e drammaticità qualsivoglia riflessione che si voglia etica o morale. Siamo esseri assurdi, spaventosi. Pronti ad inusitati slanci salvifici e al contempo a vertiginose cadute nel baratro. Contraddittori. Paradossi viventi. Costretti a essere perfidi per poter essere liberi.
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A chi ama leggere e/o interessarsi della storia del mondo recente (ma anche passata) balza all’occhio come uno dei grossi impedimenti della democrazia si manifesta quando i poteri, più o meno forti, più o meno volontariamente (chi scrive anche se non ci crede vuole lasciare il beneficio del dubbio in alcuni casi) limitano la liberà d’espressione.
Sia chiaro non intendiamo l’insulto libero, la denigrazione fisica e caratteriale dell’avversario o la gratuità di insinuazioni faziose e omertose ma intendiamo la distorsione dell’informazione. Chiunque abbia letto della prima e della seconda guerra mondiale sa come in ognuno degli stati attori principali di quegli avvenimenti la manipolazione dell’informazione pubblica sia stata una delle chiavi del prosperare di guerre e dittature. La Germania di Hitler usava la violenza, l’Inghilterra delle Camere utilizzava l’omissione di fatti e situazioni, l’America il raggiro dell’opinione pubblica: tre esempi a caso.
E’ nella natura umana, è una normale conseguenza del volere a tutti costi perpetrare una propria idea e convincere il prossimo a farla propria.
Al giorno d’oggi, purtroppo, la situazione sembra la medesima. Dico purtroppo perchè la differenza tra inizio secolo, tra il 1400 o l’impero romano è che l’essere umano si è evoluto o quanto meno fa finta di averlo fatto. E’ indubbio che il livello di istruzione viene garantito molto più efficacemente rispetto al passato, prossimo e remoto, tutti sono informati sulle cose a cui sono interessati e nell’era di internet, per chi ne ha accesso, è più facile avere pluralità di fonti.
Guardando in casa nostra e senza addentrarci nell’annoso problema del “internet: good or evil?”, quello che si è messo in moto per contrastare questa tendenza all’informazione è il completo servilismo dei canali standard, al limite di quei fenomeni passati di manipolazione collettiva. Il passo rimane comunque brevissimo. Telegiornali e giornali che tifano per l’una o per l’altra fazione, programmi tv pieni di aria fritta, politicanti e imprenditori che normalmente rilasciano dichiarazioni senza curarsi di eventuali bugie piccole o grosse.
Non è solo un discorso politico-economico anche se è quello che sulle nostre vite ha la maggiore influenza. Mi viene in mente il settore sportivo, tre giornali in Italia pronti uno a difendere Torino, uno Milano e l’altro Roma-Napoli, senza nessun ritegno e senza paura di mentire o gettar fango sul prossimo. Mi viene in mente il settore ristoratore/alberghiero, dove ora per avere delle recensioni di tutto rispetto devi comunque usare dei raggiri, quando dovrebbe essere normale che se uno offre un buon servizio, venga ben recensito. Mi viene in mente il settore musicale, dove ovviamente vengono spinti e “lumati” solo i cosiddetti raccomandati, ormai da anni.
Molte delle parti che contribuiscono a questo processo così mellifluo verso i poteri forti lo fanno controvoglia, vittime di contratti precari che li obbligano a soddisfare le richieste dall’alto, di vecchi e boriosi capoccia che vivono ancora in passate dimensioni, figli di idee obsolete e limitanti la libertà d’espressione.
E’ un momento di crisi dell’informazione nella sua natura più pura o è solo una sua evoluzione? Possibile che sia così difficile avere dei canali onesti e sinceri in Italia? Intendo che non siano low cost e/o semisconosciuti. Che sia davvero il preludio a una rivoluzione storica, magari meno evidente ma più subdola che segni questo momento storico..? Che sia io troppo pessimista?
Le lettere. Quelle che si scrivevano per dichiararsi a una ragazza – ora si rimorchia via chat – quando non si ha il coraggio di provarci di persona. Non per caso si chiamano media tutti quegli strumenti che servono per comunicare, mediano quindi tra uomini, funzionano come filtri tramite i quali ci mettiamo in contatto col mondo. I social network, evidentemente, rappresentano i nuovi mezzi di comunicazione con tutti i vantaggi che la tecnologia ci offre: possiamo commentare eventi in tempo reale, interagiamo con amici, protagonisti del giornalismo, della musica, dello sport e del cinema. Abbiamo tutto a portata di mano, anzi di un clic. Sempre con quel coraggio che ci dà l’avere come medium un mezzo, uno strumento formidabile . Ci infonde coraggio, ci offre possibilità, mette in mostra il meglio e il peggio di noi uomini. Purtroppo, più spesso il peggio.
Sì, perché la Rete è uno strumento, siamo noi uomini a dare un senso al suo utilizzo. Non è morale o immorale, è amorale come tutti i mezzi. Se si usa un profilo Twitter per minacciare e perseguitare qualcuno, la responsabilità è nostra, non del social network. I fotomontaggi, le pagine che incitano alla violenza non si producono autonomamente su Facebook, ma c’è qualche idiota che pubblica tali scemenze vantandosi poi di qualche mi piace proveniente da altri idioti.
La sensazione di onnipotenza che invade chi frequenta i social network è una aberrazione della libertà di pensiero. Internet pare essere un mare magnum, una collettività senza volto in cui non si presta attenzione a un pesciolino o a un branco che si può formare. La logica è quello del porto franco, la stessa che ha mosso le gesta dei teppisti che causano scontri, generano violenza seguendo una squadra di calcio. Non c’è bisogno di censure – guai solo a pensarlo -, ma di leggi aggiornate alla tecnologia e una severa ma corretta applicazione delle stesse. Si deve partire dalla Legge, ma soprattutto bisogna dare una ripassata all’educazione e alle responsabilità.