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Pennivendoli, anarchici e lettori. Il gusto del giornalismo

by senzaudio

Pennivendoli. Tutti, senza nessuna distinzione. Così gli anarchici del Fai, così troppi nella vita di ogni giorno.

Nel mirino è finita “La Stampa”: prima un ordigno recapitato presso la redazione, poi il lancio di sampietrini contro la macchina del quotidiano. Fortunatamente, nessuno ha riportato danni. Né il receptionist – solo perché l’innesco non è esploso – né l’autista della vettura di servizio. Non due pennivendoli, si badi bene, ma due persone comuni con famiglia alla spalle.

Due che non hanno nemmeno la colpa di scrivere. Sì, perché essere giornalisti sta diventando un crimine, una macchia da cancellare. Per carità, è evidente che dietro i giornali ci siano gruppi editoriali, potenze economiche e lo Stato. E’ evidente che alcuni giornalisti scrivono per compiacere all’editore piuttosto che analizzare i fatti con obiettività1APVZAYH3504--330x185. Per carità, l’Ordine dei giornalisti ha poco senso, ma detto questo: il giornalismo è democrazia. Il giornalismo è scambio di idee, il giornalismo è portare il lettore a conoscenza dei fatti – noti o ignoti -, il giornalismo è pungolare la società.

Non si può pensare di sostituire i giornalisti, non si può pensare di bypassarli creando un filo diretto col lettore. Perché? E’ di una semplicità disarmante. Perché non ci sarebbe più quel filtro necessario soprattutto per i lettori, avremmo una informazione a una sola direzione e non approfondita. Insomma, sapremmo solo quello che ci vogliono dire. Saremmo più ignoranti – nel senso etimologico del termine – non più liberi.

Quindi, senza nessun dubbio, piena vicinanza e appoggio a “La Stampa”

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