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Parigi in un retrobottega – Giuseppe Foderaro

by Claudio Della Pietà

Da giorni compaiono su Facebook e in ogni altra applicazione, o sito, o blog che siano, i consueti bilanci di fine anno. Tutto ok. Il tempo scandisce inesorabile, inizio e fine di ogni cosa, e volenti o nolenti ci confrontiamo con questa realtà.
I bilanci si fanno anche per i libri letti, acquistati e non letti, desiderati e non acquistati. Io qui non faccio un bilancio nel senso di una lista, ma depongo alcuni pensieri sul più bel libro che ho letto quest’anno, un racconto lungo per la precisione: “Parigi in un retrobottega” scritto da Giuseppe Foderaro, edito da Delos digital nella collana Versante Est.
Qualcuno che conosce Giuseppe ed il suo racconto, potrebbe dire: “Comodo parlare ora di questo capolavoro, ora che è stabilmente in testa alle classifiche di vendita.”
Per niente comodo, per niente furbo. Ci vuole tempo per metabolizzare una cosa forte, una cosa grande, positiva o negativa che sia, qualcosa che lascia il segno. Il cuore di ciò che sto scrivendo, lo dissi all’autore stesso prima ancora della pubblicazione del libro, grazie alla fortuna di averlo potuto leggere in anteprima: “Hai scritto qualcosa di eccezionale Giuseppe. Peccato che sia un racconto lungo, o se vuoi un romanzo troppo corto.” Questo dissi, e se siete scaramantici, sono molto contento di aver letto bene e di aver portato fortuna a Giuseppe.
Già il titolo, la città, il luogo fisico dove si svolge gran parte della storia, già tutto questo e e’ affascinante.
C’è qualcuno che non vorrebbe far parte di una setta segreta che legge, beve, fuma in un retrobottega a Parigi, si confronta sulla vita in modo profondo e concreto, pensando a cosa poter fare per migliorarla con l’aiuto degli altri ? Dal pensare tutto ciò a poi realizzarlo, c’è naturalmente di mezzo il solito maledetto mare, che va superato, e allora gli amici esistenzialisti ci danno alcuni validi suggerimenti.
Queste persone, diciamo normali, diverse l’una dall’altra, invitate da Giuseppe a far parte del gruppo in apparente opposizione l’una all’altra, sono accomunate da una serie di atteggiamenti, di stati d’animo. Sono precisamente nauseati, sono drammaticamente consapevoli di determinate situazioni che affliggono il mondo contemporaneo, e sono tuttavia orientati all’impegno civile, spronati dall’energia innata del Paese in cui vivono, e dalla passione per la filosofia.
Vivono questa loro esperienza di aggregazione immediatamente dopo i tragici fatti di sangue di Parigi, simboleggiati su tutti dalla strage al Bataclan, e a pagina venti fanno una considerazione strabiliante, esistenzialmente devastante, una considerazione che diventerebbe trampolino di lancio per un mondo davvero nuovo e migliore, se ciascuno la facesse a se stesso e con tante piccole “sette” di amici.
Ora basta. Non voglio aggiungere altro, tantomeno mi voglio sostituire a Giuseppe e alle immense parole che ci regala. È già tutto qui. Voglio solo convincere quante più persone possibili a leggere questo piccolo (solo per dimensioni) capolavoro.
Leggete e fate leggere, “Parigi in un retrobottega”.
Non dovrete scoprire un assassino e catturarlo, troppi morti innocenti già ci sono stati prima e dopo questo racconto, ma il finale è ugualmente avvincente, visionario, stimolante, positivo.
Non abbiate paura, leggetelo.

Grazie Giuseppe.

Claudio Della Pietà.

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