Quando un comico ci faceva ridere della nostre sventure, e ci proponeva banali soluzioni per vivere meglio, il nostro Paese era un altro, e credevamo avesse davvero la P maiuscola, non solo per una regola grammaticale.
Il declino invece era già iniziato, e la fama del comico ormai diffusa in nuovi ambienti tristi e bui, richiama oggi folle virtuali e rassegnate, o rincoglionite dalla realtà virtuale, folle incapaci di farsi guidare da un leader, e capaci solo di farsi comandare.
Il paese forse, non è più quello che era.
Dico forse perché Ella, nome proprio frutto dell’attenzione maniacale dell’autore ai significati delle parole, è lì alla reception, risponde alle chiamate, preme pulsanti, obbedisce a comandi, respira per necessità.
Siamo in una palestra, uno dei luoghi che definiscono l’essere umano, insieme ai centri commerciali ed ai locali per l’apericena. I corpi scolpiti e non, che entrano ed escono da queste fabbriche del nulla, ci dovrebbero raccontare verità inequivocabili sulle persone che li abitano. Pettorali, bicipiti e quadricipiti da urlo dovrebbero parlare da soli ed esprimere la dedizione sistematica, l’impegno assiduo, la potenza del sacrificio, così come pelli cadenti, maniglie dell’amore, doppi e tripli menti potrebbero narrare vite su vite, ebbre di sofferenza e disperazione.
Ma il mondo non è più quello che era, sotto quei pettorali c’è un fuoco fatuo, le zucche non sono vuote, ma piene. Di fumo, e non solo quel fumo. Lì, là, dovunque nonostante tutto, ci si dà energicamente la mazza sui piedi.
E’ tutto finto. La carne del supermercato ha un colore, ma fuori ne ha un altro. L’apericena è un momento conviviale addobbato da evento culturale di cui non portiamo a casa nulla, se non un gran mal di stomaco causato da snack piccantissimi e prosecco fatto con le bustine. E tanto quanto, i pettorali di cui sopra e le infinite passeggiate sulla Ellis degli over size, generano più stress che diminuzione di massa grassa.
Facciamoci del male, si diceva nel Paese di prima.
Oggi invece stupriamoci il cervelletto. Fa più figo, e ce n’è bisogno. Se poi ci capiterà di vedere la locandina di questo spettacolo scritto da Giovanni Benzi, maestro sospinto per gli amici, entriamo, ascoltiamo e uscendo facciamoci un aperitivo. Se invece non lo vedrete in giro, chiamate Giovanni Benzi e fatevi dare il testo. Lui è più famoso di un body builder, ma adora parlare con le persone.
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