Ota Pavel – Come ho incontrato i pesci

by Gianluigi Bodi
Ota Pavel

Ci sono alcuni libri che mi rendono sereno. Libri che quando li leggo mi fanno sentire in pace con me stesso e per un attimo mi allontanano dal mondo. Dopo aver letto “La morte dei caprioli belli” ho sperato che “Come ho incontrato i pesci” ottenesse gli stessi risultati e devo dire che non l’accoppiata ha avuto il potere di risollevarmi il morale.

Delineiamo brevemente i tratti caratteristici di questo libro. Si tratta di un romanzo, stando a quello che c’è scritto in copertina, ma nulla vi vieta di leggerlo come se fosse una gloriosa raccolta di brevi racconti. La coesione e la coerenza presente tra tutte le parti di questo libro e il contemporaneo stacco narrativo fa si che “Come ho incontrato i pesci” possa essere letto, a mio parere, come più vi piace. Come ne “La morte dei caprioli belli” il buon Ota Pavel ci porta nelle terre della sua infanzia. Tra boschi, laghetti e mulini, tra genitori, personaggi misteriosi e l’ombra pesante e cupa della guerra. Ma mentre in altri libri la guerra non riesce mai a togliersi di dosso il ruolo di protagonista nel caso delle opere di Pavel la guerra è una presenza lasciata ai margini. Un ombrello lasciato a lato della porta che gocciolando ci ricorda che fuori piove. Gli echi del conflitto mondiale sono udibili, ma non hanno la stessa forza distruttiva di altri testi ambientati nello stesso periodo.

Il protagonista Ota Pavel è un ragazzino che vive con la madre. Come avevamo già capito dal libro precedente i fratelli e il padre sono rinchiusi in alcuni campi di concentramento e di loro avremo notizie solo alla fine del conflitto. Pavel cerca di barcamenarsi come può, soprattutto pescando. Ed è la pesca o meglio, i pesci, il filo conduttore di quest’opera. Pescare diventa una seconda natura. È un modo per sconfiggere la guerra e le preoccupazioni, per superare la povertà, per vivere e sopravvivere.

Da qui nasce un rapporto quasi simbiotico con la natura che circonda Ota Pavel, da qui prende vita la sensazione che leggere “Come ho incontrato i pesci” ci mette di fronte ad un libro puro, che cerca di farci vedere il bello della vita anche quando sembra impossibile che ci sia. Proprio come quando Pavel va al laghetto del mugnaio per pescare una grossa carpa di cui solo il fratello è a conoscenza, una specie di atto di fede ripagato solo a metà.

Il mio consiglio è: leggete Ota Pavel. Non solo questo libro, andate a recuperarvi “La morte dei caprioli belli” e capirete che un libro ha il potere di rasserenarci, un libro può farci abbassare la guardia e entrare in casa nostra.

Traduzione di Barbara Zane.


Nato a Praga il 2 luglio 1930. Il suo vero nome era Otto Popper. Il padre, commesso viaggiatore, durante la guerra si trasferì con tutta la famiglia a Buštěhrad, un paesino a poche decine di chilometri da Praga.
Nonostante ciò, la guerra investì in pieno la famiglia e il padre con i due fratelli di Ota Pavel finirono nei campi di concentramento di Terezín, Mauthausen e Auschwitz.
Grande appassionato di sport, Pavel ha praticato l’hockey su ghiaccio nella squadra giovanile dello Sparta Praga e il calcio nello S.K. Buštěhrad. Nel 1949 si dedica alla scrittura come cronista sportivo. Nel 1964 appaiono i primi segni della malattia che lo costringerà a una lunga serie di ricoveri ma inizia anche il periodo più fecondo e creativo per la sua scrittura con la produzione di libri indimenticabili tra cui La morte dei caprioli belli e Come ho incontrato i pesci, editi entrambi da Keller.

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