Inchiodata alla scrivania per l’ennesimo esame, pensavo ai neodiplomati che stanno per vivere la loro ultima o quasi estate di tre mesi. Quel lasso di tempo che, a pensarci adesso, sembra infinito, spaventosamente vuoto e scevro da ogni impegno – lavori sottopagati o pessime traduzioni latine che siano.
E mi domandavo: cosa faranno per tutti questi giorni? Considerando però che più banale dell’articolo sulla notte prima degli esami c’è solo l’articolo sul viaggio della maturità ho deciso di cercare di raccontare un qualcosa di diverso. Escludiamo allora le mete più usuali, escludiamo l’Ibiza e la Mykonos delle discoteche, l’interrail in Spagna o in Europa continentale, l’Amsterdam del “ma io veramente voglio vedere il museo di Van Gogh”. Escludiamole solo ed esclusivamente perché di loro se ne è già parlato tanto, non perché non ne valga la pena – nei miei dieci giorni di libertà io farò parte di uno di questi gruppi, in effetti.
Ho iniziato allora a navigare sul web, cercando vacanze alternative, e questo è quello che ho trovato: www.literarytraveler.com. Il sito statunitense – interamente in inglese, purtroppo per i non anglofoni – è dedicato, come da titolo, agli itinerari letterari, ai viaggi organizzati sulle orme delle vite di scrittori e personaggi libreschi. Sono presenti molti articoli di resoconto, nonché indirizzi di agenzie che organizzano viaggi del genere e tour già organizzati a cui ci si può aggregare.
Una cosa non esattamente innovativa, direte voi, e avete ragione: il viaggio letterario è una cosa che esiste da molto tempo, in molte sfaccettature diverse. Ne parla, del resto, anche il sito della mia guida turistica preferita, la Lonely Planet (e non vi azzardate a dire che ne esiste una migliore!): dall’Odissea (1300 km tra Grecia, Italia, Turchia e Tunisia), al viaggio del Che in motocicletta (ben 14000 di km, in tutto il Sud America), per finire addirittura con Il giro del mondo in 80 giorni, spaziando tra le estremità del mondo con Inghilterra, Cina, India e USA.
Esiste – per chi avrà voglia di leggerlo – anche un libro al riguardo: La scrittrice abita qui, di Sandra Petrignani, edito nel 2002 da Neri Pozza, racconto di una serie di itinerari tra le varie case delle scrittrice del Novecento (Grazia Deledda, Colette, Virginia Woolf, solo per citarne alcune tra le più famose) attraversando tutto il pianeta.
Dunque, se io in questo momento fossi un diciottenne stesa al sole, probabilmente starei lo stesso organizzando una vacanza alla ricerca del più fico tra i bagnini, però ecco, magari un’occhiata ad una cosetta del genere, nel tempo restante, gliela darei, anche solo per scoprire quale di questi famosi viaggi era il più vicino al nostro immaginario, o quale scrittore avesse passato più tempo fra cocktail – credo vinca a mani basse Hemingway.
Io però – purtroppo – sono ancora alla mia scrivania, e quindi posso solo sognare il momento in cui esclamerò: “chi ha inventato il Bloody Mary doveva essere pazzo!”.