Ho preso in mano questo libro almeno un paio di volte prima di leggerlo. Il perché è molto semplice. Nell’ultimo periodo avevo il cervello in debito di ossigeno. Leggevo la prima pagina e mi sembrava un crimine dover leggere “Adamante” di Maria Silvia Avanzato nello stato di forma che avevo. Ho aspettato, il momento buono è arrivato e me lo sono goduto.
Casa Adamo, un piccolo paese, un brogo se vogliamo, poche case, vecchie, vecchie come le persone che hanno fatto la storia di questa realtà minuscola e che ora stanno passando gli ultimi anni della loro vita quasi in una strenua difesa del ricordo dei tempi che furono. Adamante è il cinema del paese, ora dismesso, ma un tempo orgoglio del paese, tanto da meritarsi una visita del Duce in persona per inaugurarlo. Che anno era chiede la Bice da dietro il bancone. Gregorio le risponde: El trentasii…il 36.
E’ Adamante a fare da raccordo tra le storie, soprattutto ora che il presente si fa carico di scendere a Casa Adamo e cerca di mettere le mani sulla storia del paese. Ci sono però troppe storie, troppi misteri, troppi segreti perché tutto passi via liscio
Fin qui un po’ di trama, tanto per incuriosirvi.
Io però l’accento lo metterei su un altro particolare, qualcosa che vi dovrebbe far dimenticare per un attimo dell’etichetta “Thriller” apposta sulla copertina del libro. Intendiamoci, “Adamente – ciò che resta del nero” sarà pure un thriller, vi terrà pure con il fiato sospeso in cerca di una conclusione che sistemi tutti i pezzi sparsi, ma a me, personalmente, la cosa che mi ha dato più soddisfazione è la lingua.
La lingua di Maria Silvia Avanzato, quella che usa nel libro, è una lingua intrisa di memoria, dei ricordi che io ho fatto solo in tempo ad assaporare. Quando scrive dei personaggi di Casa Adamo, io quei personaggi li vedo perché li conosco, li ho visti da bambino quando mi passavano il bicchiere di spuma, li ho sentiti bestemmiare e buttare le carte sul tavolo, li ho sentiti ricordare un passato che a me sembrava morto.
E’ uno stile davvero ben curato quello di Maria Silvia Avanzato, qualcosa che non ri aspetteresti in un romanzo che si definisce thriller, qualcosa che si trova nei grandi romanzi che raccontano la Storia partendo dalle persone.
Ecco, se amate i thriller e non sapete cosa portarvi sotto quel benedetto ombrellone (o in baita) prendete in considerazione “Adamante”, potrebbe fare da ponte verso un altro genere di letture con le quali non siete del tutto familiari.
Che dire di Edizioni della sera in riferimento ad “Adamante”? Credo ci sia molta soddisfazione per un editore nel trovarsi tra le mani un libro come questo. Altrettanta nel vedere come l’autrice raccolga consensi anche in altri luoghi editoriali. Quando ci si riferisce allo scouting delle case editrici indipendenti probabilmente ci si riferisce anche a questo.
Maria Silvia Avanzato è nata a Bologna nel 1985. Finalista al Mystfest 2010, vincitrice di Lama & Trama 2011, Esperienze in Giallo 2010, Nero di Puglia 2011 e numerosi altri concorsi. Ha pubblicato il giallo per ragazzi Ratafià per l’assassino (Forme Libere), il chick lit Granturco su foglia di the (ARPANet), il romanzo di formazione L’età dei lupi (Voras), Cipriavaniglia (Damster), il noir Il morso degli angeli (Senzapatria) e Crune d’aghi per cammelli (Fazi Editore, 2013). Collabora con testate online, associazioni culturali e web radio.
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@edizionisera Maria Silvia Avanzato e il suo “Adamante” raccontati su Senzaudio da @gianluigibodi http://t.co/PwlqH9y9lf
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Un po’ di thriller su Senzaudio http://t.co/PwlqH9y9lf
Proposte sotto l’ombrellone (o in baita) @edizionisera http://t.co/PwlqH9y9lf
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