María José Ferrada – Kramp

by Gianluigi Bodi
Kramp, María José Ferrada, Edicola Edizioni, romanzo,

Intro.

Il mio essere lettore deriva dall’insieme di alcune parti, come un composto chimico che necessita della giusta combinazione e la giusta dose di elementi per essere stabile. Una delle parti che compone il me stesso lettore è l’amore per la letteratura sudamericana. Un’altra ha a che vedere con tutta la letteratura che affronta, anche marginalmente, i temi della dittatura e della sparizione dei corpi. Un’altra è la fame di scoperte sempre nuove, di nomi mai sentiti per ignoranza o mancanza di esplorazione.

Ecco perché “Kramp” di María José Ferrada era fin dal principio un libro che non potevo non leggere. Fermo restando che il tema della dittatura è solo accennato, in un momento volutamente confuso del testo, quando sogni e realtà cozzano, il libro è davvero un piccolo gioiello.

Un po’ di trama.

M. è una bambina di sette anni. La madre è assente, metà del suo corpo non funziona come dovrebbe. Il padre di M. è D. e complice l’assenza della madre porta la figlia in giro con se. D. è un rappresentante per la ditta Kramp. La Kramp fa un po’ di tutto, dai bulloni ai seghetti da ferro, dalle punte per trapano agli spioncini. M. inizia a fumare e inizia a capire che saper recitare aiuta negli affari. D. è un pessimo padre, ma un ottimo datore di lavoro. Poi c’è E. che con la sua macchina fotografica cerca fantasmi e quando li trova tutto precipita. Vacilla la fede per il Grande Falegname, la madre si risveglia dal torpore e alcune strade si separano.

Quello che resta.

Il modo che ha María José Ferrada di affrontare certi argomenti è davvero delicato. Alla fine del libro, leggendo le note biografiche, ho scoperto che la Ferrada ha scritto libri per bambini e allora mi sono dato una spiegazione. Quel modo di raccontare e di sfiorare i temi difficili senza essere morbosi, la sensibilità nello scavare in profondità come se l’autrice fosse un’archeologa alle prese con uno scheletro da dissotterrare a pennellate. È questo il tono del libro. Mentre M. racconta la sua storia, passando da scena improbabili e scena improbabile ci rendiamo sempre più conto che ciò che sta succedendo non è “normale”. Si inizia con un sorriso, alcune scene ci sembrano inverosimili e ci fanno sorridere, poi procedendo con la lettura subentrano i dubbi, ci rendiamo conto che un padre non si dovrebbe comportare così, che una madre non dovrebbe comportarsi così, che una figlia non dovrebbe saltare la scuola per vendere brugole. Ci sono dei rapporti disfunzionali alla base di questo libro. M. fuma una sigaretta ogni tanto, sorseggia whisky del padre, si fa pagare per le recite davanti ai clienti di D. (e poi si fa assumere da S. per lo stesso tipo di lavoro). È tutto sbagliato, i sorrisi si diradano, restano le rughe, l’impressione di aver letto una commedia amara e la speranza che la fine sia un nuovo inizio.

Kramp” è un libro breve, lo si legge in un’oretta e rimane dentro per un bel po’. Rimane quella malinconia per le cose finite male, per i rapporti disgregati e interrotti. Per la perdita dell’innocenza e la scoperta della crudeltà umana.

Il libro è stato tradotto da Marta Rota Núñez e ha una bellissima copertina di Hernàn Chavar (che poi tutte le copertine di Edicola Edizioni sono bellissime).


María José Ferrada (Temuco, 1977) è una giornalista, poetessa e scrittrice cilena. I suoi libri per bambini sono stati pubblicati in Cile, Spagna, Argentina, Colombia, Messico, Brasile e Italia (Il segreto delle cose, Topipittori, 2017). Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Academia, assegnato dall’Academia Chilena de la Lengua, e il Premio Municipal de Literatura de Santiago. Kramp, il suo primo romanzo per adulti, ha ottenuto il Premio Mejor Novela 2017, assegnato dal Círculo de Críticos de Arte 2017.

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